Ieri gli investigatori di Castrovillari si sono recati nell’abitazione dei genitori di Attanasio, a San Lorenzo del Vallo, in cerca di materiale utile ai fini dell’indagine
COSENZA – Un delitto, il cui movente, resta ancora da chiarire: è l’omicidio di Damiano Galizia, il 31enne originario di San Lorenzo del Vallo, trovato morto lo scorso 2 maggio, in un’abitazione di contrada Dattoli, a Rende. Per l’omicidio fu sottoposto a fermo il 33enne Francesco Attanasio, amico di Galizia, che si presentò spontaneamente in Questura, confessando il crimine.
Ieri un nuovo blitz della polizia è scattato presso l’abitazione dei genitori di Attanasio, a San Lorenzo del Vallo. Secondo quanto trapelato, gli investigatori di Castrovillari che stanno lavorando da tempo al caso, avrebbero portato via alcuni documenti utili ai fini dell’inchiesta, per tentare di capire una volta per tutte il movente dell’omicidio. Gli inquirenti mantengono il massimo riserbo, ancora non si sono espressi sulle verifiche in corso, ma procedono a ritmi serrati.
Attanasio ha sempre confermato la sua versione dei fatti, quella fornita sin dall’inizio quando confessò l’omicidio: un amico d’infanzia ucciso per paura. In un momento di lite tra i due, sono esplosi i colpi di pistola che hanno freddato Galizia. A sparare lo spinse il timore di essere pestato dall’amico, a cui doveva 17mila euro. Ricostruzione che sembrerebbe coincidere anche con quanto emerso dall’autopsia sulla vittima.
Per uccidere l’amico Attanasio utilizzò una beretta calibro 9 che deteneva legalmente; fu sempre lui poi a far scoprire agli inquirenti la “santabarbara” rinvenuta in un box di Quattromiglia, in uso a Galizia. Ma lui dichiarò di avere solo sospetti su ciò che potesse contenere il box a Rende, non ne era a conoscenza, non sapeva dell’arsenale di armi particolarissime rinvenute lì.
Eppure il tenore di vita di Attanasio pare fosse abbastanza alto, nonostante risultasse disoccupato. Viaggiava spesso, recandosi nell’Europa dell’Est. In nave ed in aereo più volte Attanasio si era recato in Albania nel corso degli ultimi mesi. Un dettaglio che potrebbe far pensare alla rotta individuata dalla Guardia di Finanza nel febbraio del 2015 tra Cassano e la costa albanese in una fitta rete di affari posti in essere dalla cosca Abbruzzese. In quel caso vennero intercettate tonnellate di marijuana trasportate dall’Albania alla sibaritide su barche utilizzate anche per il trasporto di armi ed eroina. Nessun legame ad oggi però è stato accertato tra i due e la criminalità organizzata.
Su tutto ciò continuano le indagini degli investigatori che, proprio ieri, si sono recati a casa dei genitori di Attanasio al fine di recuperare materiale utile per risolvere il giallo.
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