COSENZA – Nessuna marcia indietro da parte del Comune di Cosenza, nella realizzazione del centro comunale di raccolta dei rifiuti che dovrebbe sorgere a Donnici.
Il sindaco Occhiuto ha trasmesso alla Prefettura le sue controdeduzioni in risposta al corposo dossier presentato dal Comitato difesa del territorio dei cittadini della popolosa frazione alle porte di Cosenza, contrari e preoccupati per la realizzazione del sito. Secondo Palazzo dei Bruzi non ci sarebbero motivi validi per sospendere la realizzazione dell’opera e la spiegazione è presentata in dodici punti che in sostanza, attestano come nessuno dei rilievi avanzati si configuri come una motivazione oggettivamente valida per un’eventuale rinuncia alla realizzazione del progetto. “Quest’Amministrazione – tiene a precisare Occhiuto – persegue la politica delle buone pratiche urbane. L’opera in questione, sulla scia della rimodulazione del progetto relativo all’avvio della raccolta differenziata, rientra proprio in questo processo virtuoso che mira a preservare le risorse naturali e l’ambiente. Per quanto mi riguarda – aggiunge il Sindaco – ho sempre manifestato la massima disponibilità al confronto. Non mi sono sottratto ad incontri chiarificatori che potessero ad esempio descrivere meglio le finalità del progetto ai cittadini residenti a Donnici, verso le cui vedute culturali nutro da sempre un grande rispetto come per tutti i nostri cittadini. Abbiamo portato avanti un progetto approvato nella precedente consiliatura perché ne condividiamo il valore positivo in termini di riscontro qualitativo sul territorio. Io personalmente sono amante delle colline donnicesi ma nel contempo conservo anche il coraggio di portare avanti le idee nelle quali credo, alle quali ho fatto riferimento nella mia vita e nella mia azione di governo manifestandole nel segno dell’apertura al dialogo. Lascio ad altri – conclude Mario Occhiuto – l’arte di portare avanti logiche diverse, che non mi appartengono e che spesso sono motivate da esigenze di natura clientelare nel tentativo di accaparrarsi futuri consensi”.
Di seguito riportiamo le controdeduzioni presentate dal sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, sul centro di raccolta comunale dei rifiuti:
“L’istanza del comitato è giunta nell’ufficio del Sindaco venerdì 6 dicembre ed è stata subito oggetto di verifica da parte dei tecnici comunali, che ne hanno valutato ogni rilievo, ricontrollando punto per punto la coerenza delle scelte progettuali e dell’iter amministrativo con il quadro legislativo e normativo vigente. Già lunedì mattina era chiaro che in nessun punto contestato la procedura si era discostata dalle norme in vigore e che le preoccupazioni manifestate in termini di salvaguardia dell’ambiente e della sicurezza risultavano prive di fondamento.
Ed ecco i risultati dell’analisi in sintesi:
– Le prescrizioni del QRTP (Quadro Territoriale Regionale Paesaggistico) e del PTCP (Piano Territoriale di Coordinamento Provinciale) a cui si fa riferimento, riguardano gli alvei dei corsi d’acqua, dove non è consentito non solo edificare o scavare (se non per la normale manutenzione idraulica), ma neppure impiantare frutteti e vigne o coltivare il suolo, per non ostruire o intralciare il deflusso di piena. Il CRC sorgerà distante dall’alveo, a circa 20 metri dall’argine naturale.
– Le distanze normative dai corsi d’acqua stabiliscono i limiti entro i quali occorre ottenere l’autorizzazione paesaggistica, e non limiti di inedificabilità. Per il CRC sono stati acquisiti i pareri favorevoli sia della Provincia che della Soprintendenza ai Beni Architettonici e Paesaggistici.
– La stessa Soprintendenza ai BAP non ha ritenuto che i lavori potessero interferire con canalizzazioni irrigue di importanza storica. In effetti in prossimità dell’area interessata dai lavori si trova uno di tali canali, la cui parte in muratura, che passa al di sotto della strada provinciale, non potrà subire modifiche per il semplice fatto che non si scaverà in nessun punto (men che meno a ridosso della strada provinciale).
– Dal punto di vista urbanistico non sarebbe stata necessaria alcuna forzatura, essendo l’area per la quasi totalità a destinazione industriale e solo per una piccola porzione estrema a destinazione agricola. Ma ciò non ha alcun rilievo, poiché l’intervento risulta compatibile con qualsiasi destinazione urbanistica, non comportando consumo di volumetria.
– Il Piano di protezione civile comunale non pone alcun ostacolo dal punto di vista del rischio incendio. L’area è molto meno esposta rispetto alle zone circostanti, infatti il livello di rischio calcolato non è affatto elevato (R2). A parte questo, l’attività non è classificata tra quelle che richiedono il certificato di prevenzioni incendi, poiché le quantità di materiali potenzialmente infiammabili, corrispondenti alla massima capienza dei rispettivi container, resta ampiamente al di sotto dei limiti di legge. Nonostante ciò il progetto prevede l’installazione dei normali presidi antincendio, dettagliatamente descritti nella Relazione tecnica.
– Sul sito non esiste rischio idrogeologico, come dimostra la classificazione dell’area nel vigente PAI (Piano di Assetto Idrogeologico della Regione Calabria), documento ufficiale per eccellenza in materia.
– Riguardo alla lamentata mancanza della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), occorre ricordare che il D.Lgs 4/2008 ha voluto sottolineare che le attività che si svolgono in tali centri sono mere attività di raccolta, ove i rifiuti vengono raggruppati in frazioni omogenee. A seguito di ciò i centri di raccolta devono osservare gli adempimenti relativi alla raccolta, e non più allo stoccaggio dei rifiuti (figurativamente, possono essere intesi come dei grandi cassonetti che insistono sul territorio comunale). Con ciò si è inteso chiarire che non sono necessarie né VIA né altre autorizzazioni regionali o provinciali. Oltretutto parlare di VIA per un’isola ecologica (o centro di riciclo, che dir si voglia: sono sinonimi in base al citato decreto) è un po’ come sparare con un cannone a una mosca. La VIA è riservata a grandi progetti (sia per estensione che per investimento), che possono avere impatti significativi e negativi sull’ambiente e sul patrimonio culturale.
– Per quanto riguarda la conferenza di servizi, a seguito della quale sono stati dati i pareri positivi dei vari enti, l’ASP (Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza) era stata regolarmente invitata, contestualmente agli altri (gli inviti hanno lo stesso numero di protocollo). Ma anche se non si è presentata ed ha espresso in una successiva nota alcune richieste, tutto è stato chiarito. Gli spogliatoi ci sono (nel box del custode) e le valutazioni sull’eventuale necessità di certificato di prevenzione incendi e VIA sono state fatte, come richiesto.
– Il presunto mancato invio della documentazione all’Arpacal è un falso problema, perché in base al Bando tale procedura deve seguire e non precedere l’iter autorizzativo: “Copia del provvedimento di autorizzazione alla realizzazione del centro di raccolta dovrà essere inviata al Dipartimento Politiche dell’Ambiente, all’Ufficio del Commissario Delegato per l’Emergenza Ambientale della Regione Calabria, all’A.R.P.A. Calabria e all’Amministrazione provinciale competente per territorio”.
– Il lamentato taglio non autorizzato di alberi e cespugli viene smentito dalla sola documentazione fotografica allegata al progetto esecutivo, quindi precedente non solo all’inizio dei lavori, ma alla gara d’ appalto. La foto aerea allegata all’istanza riguarda una zona diversa: basta osservare bene per capire che è riferita all’altra sponda del torrente. Inoltre, le stesse foto che riportano arbusti tagliati inquadrano la provenienza di tali residui: la scarpata stradale, che andava ripulita per collocarvi la rampa di accesso al centro. Si tratta, oltretutto, di un’operazione che la Provincia effettua regolarmente, per motivi di sicurezza stradale.
– A proposito di sicurezza stradale, evidentemente a chi ha visionato il progetto è sfuggita la presenza di una corsia di decelerazione e di una corsia di immissione, senza le quali la Provincia non avrebbe rilasciato la Concessione stradale n° 124 del 09/10/2013.
– Sulla mancata partecipazione democratica al processo decisionale occorre fare alcune precisazioni. Questa Amministrazione ha ereditato un progetto (e un iter quasi concluso), ritenendolo meritevole di realizzazione perché in linea con le proprie politiche ambientali. La partecipazione democratica al processo decisionale, che avrebbe dovuto precedere e non seguire l’approvazione del progetto, ha comunque avuto le sue garanzie di legge attraverso i normali strumenti politici ed amministrativi, con gli esami e le discussioni nelle commissioni consiliari e in Consiglio comunale. Tutti consessi in cui gli abitanti di Donnici avevano i loro rappresentanti. Inoltre, negli ultimi quattro anni, i giornali hanno riportato vari articoli in merito. Ciò contrasta chiaramente con affermazioni che tendono a considerare l’opera quasi un’imposizione, sostenuta da segreti istruttori e forzature normative, e portata avanti con un blitz.
In conclusione, nessuno dei rilievi presentati si configura come una motivazione oggettivamente valida per un’eventuale rinuncia alla realizzazione del progetto. Per quanto riguarda, poi, un paventato danno all’immagine del territorio, non si comprende come potrebbe verificarsi in una società che ha scelto ormai la raccolta differenziata, compresi i suoi momenti di raggruppamento delle varie frazioni, come l’unica alternativa al degrado dei territori e allo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali. Come potrebbe, un processo virtuoso che contrasta proprio le micro discariche (offrendo un’alternativa legale) e i mucchi di spazzatura indifferenziata attorno ai vecchi cassonetti, far associare a queste immagini indecenti quella che rappresenta la più efficace ed evoluta contromisura ad esse ? Ciò di cui stiamo parlando rappresenta, al contrario, un chiaro segno di adeguamento alle politiche ambientali dell’UE e una testimonianza di civiltà e di vero attaccamento al proprio territorio.
