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Rifiuti sotterrati in Calabria: la scoperta dell’acqua calda

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I nostri nonni, se una cosa era così scontata e qualcuno la portava come una novità, una scoperta, uno scoop o una news, come si dice adesso, commentavano: “ha fatti a scoperta i l’acqua cavura”.

Questo per indicare un’affermazione o una trovata priva di ogni originalità: vale a dire non ha scoperto proprio niente, tutte cose che si sapevamo ma sulle quali a nessuno è parso prendere provvedimenti. Mi permetto di riassumere così, con le dovute scuse a magistrati e politici che oggi si interessano all’argomento, quello che viene sbandierato come novità, così riassunto da giornali cartacei e on line, agenzie di stampa nazionali ed internazionali: “De Raho e l’ipotesi di una terra dei fuochi calabrese «Ci prepariamo a indagare e non su un solo sito» Il procuratore rilancia anche per il territorio provinciale di Reggio Calabria l’allarme rifiuti tossici che sta risuonando in Campania, annuncia l’apertura di un fascicolo e si chiede: «Come mai finora non è stato fatto nulla?»”. Ed ancora: “C’è un’altra terra dei fuochi: La Calabria – per il procuratore di Reggio “per anni sono stati sversati rifiuti tossici anche qui”. Il pentito Schiavone: “Non si scava perché altrimenti il popolo farebbe la rivoluzione”. Così, la cgil è solo come esempio, del fatto si accorgono anche le forze sociali ed i politici: “Terra dei fuochi” calabrese? Allarme della Cgil”. Io mi vorrei fermare qui e, se non fosse una cosa abbastanza serie, ci sarebbe veramente da ridere. A questo punto la domanda è d’obbligo: la scoperta dell’acqua calda è stata già brevettata?

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