COSENZA – Apposti i sigilli nel 1992 il sito, classificato tra i più pericolosi in Calabria, non è mai stato ripulito da fanghi e rifiuti.
“Sono passati piu’ di vent’anni dalla chiusura dell’ex discarica di S. Ippolito e ancora non e’ stata avviata alcuna attivita’ per bonificare questo sito, – afferma, in una nota, il consigliere regionale Pd, Carlo Guccione – tutto cio’ accade nonostante esso sia stato classificato ad “alto rischio” e in “Infrazione Comunitaria 2003-2007 ed occupi il tredicesimo posto in una classifica che comprende i 600 siti piu’ pericolosi della Calabria. Allo stato attuale l’iter di bonifica e’ fermo solo al progetto, nonostante la Procura della Repubblica di Cosenza abbia aperto un’inchiesta”.
Il consigliere ha così presentato un’interrogazione a risposta scritta al Presidente della Giunta regionale della Calabria, Giuseppe Scopelliti con la quale chiede di sapere “quali iniziative urgenti e necessarie si intendono intraprendere per la definitiva bonifica ambientale e la messa in sicurezza del sito dell’ex discarica di S. Ippolito e se si intende attivare per questa area a sud del comune di Cosenza quanto previsto dal Progetto Miapi (Monitoraggio delle aree potenzialmente inquinate) avviato dal Ministero dell’Ambiente in collaborazione con il Comando Carabinieri Tutela Ambiente e con le Agenzie Regionali per l’Ambiente per la mappatura del territorio finalizzato alla realizzazione delle carte del rischio, al ripristino delle condizioni ambientali e alla tutela della salute pubblica”.
La presenza della vecchia discarica dismessa in quanto obsoleta potrebbe, secondo Guccione, avere delle ripercussioni sulla salute dei cittadini residenti. Si reputa quindi immediato e necessario uno studio sui dati tossicologici dell’area. Il consigliere nella missiva indirizzata a Scopelliti conclude chiedendo che siano coinvolte in questo percorso “anche l’Unical, l’Arpacal e l’Asp di Cosenza “affinche’ venga immediatamente avviato uno studio epidemiologico ambientale e di sorveglianza epidemiologica sanitaria, sia in termini prospettici che retrospettivi sulle incidenze tumorali e venga effettuato un monitoraggio costante dell’acqua, del sottosuolo e dell’atmosfera per stabilire la presenza eventuale di sostanze chimiche e tossiche, al fine di garantire l’incolumita’ e la salute dei cittadini”.
