SAN LUCA (RC) – I Carabinieri di Reggio Calabria e di Locri hanno arrestato 11 persone, mentre un’altra è ricercata.
Tutti sono ritenuti appartenenti o contigui alle cosche di San Luca Nirta ‘scalzone’ e Romeo ‘staccu’. Tra gli indagati, arrestati in esecuzione di un’ordinanza del gip di Reggio Calabria su richiesta della Dda, figurano anche alcuni imprenditori. Le accuse contestate sono, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, concorso in illecita concorrenza con minaccia o violenza aggravata dall’aver favorito un sodalizio di tipo mafioso, frode nelle pubbliche forniture e furto di inerti.
L’operazione di oggi, denominata ‘Italia che lavora’, rappresenta uno sviluppo dell’inchiesta ‘Inganno’ che nel dicembre scorso ha portato all’arresto di due boss della cosca, dell’ex sindaco Sebastiano Giorgi, e di un ex assessore di San Luca. L’operazione trae origine da un’indagine avviata nel 2005 dai carabinieri di San Luca, in cui sono poi confluite le risultanze di altre operazioni condotte dell’Arma quali ‘Crimine’, ‘Reale’, ‘Saggezza’, ‘Metano a San Luca’. Inchieste che, secondo gli investigatori, hanno consentito di documentare l’operatività delle cosche di San Luca nel condizionamento dell’aggiudicazione e dell’esecuzione degli appalti pubblici.
Secondo quanto emerso dalle indagini gli arrestati (nove finiti in carcere e due ai domiciliari), avevano creato un vero e proprio “cartello” di imprese che, grazie ai rapporti con elementi di spicco delle cosche più influenti operanti a San Luca, si accaparrava, direttamente o indirettamente, lavori pubblici fatti nella cittadina della Locride. In particolare, dal monitoraggio di nove appalti pubblici banditi dal Comune di San Luca, dalla Provincia di Reggio Calabria e dalla Regione Calabria per opere da eseguirsi a San Luca per un ammontare complessivo di 5,5 milioni di euro, secondo l’accusa è emerso l’accaparramento grazie ad atti di concorrenza sleale volti al controllo o comunque al condizionamento dell’aggiudicazione e della successiva esecuzione dei lavori. Gli indagati, per gli investigatori, grazie alla loro caratura criminale, avevano stretto un accordo collusivo che mirava, attraverso la predisposizione fraudolenta di offerte e/o attraverso rapporti di sub-appalto lecito o illecito dei lavori, all’imposizione esterna della scelta delle ditte destinate ad aggiudicarsi gli appalti o comunque a eseguire, di fatto, i lavori sulla base di una logica spartitoria dettata dagli equilibri mafiosi esistenti nel territorio di San Luca tra il 2005 ed il 2009.
I destinatari dei provvedimenti restrittivi sono Francesco Mammoliti, di 65 anni,già detenuto nel carcere di Lanciano (Chieti); Antonio Cosmo (40); Domenico Cosmo (53); Giuseppe Cosmo (37); Domenico Costanzo (41); Antonio Cosmo (67), sottoposto ai domiciliari; Francesco Cosmo (55), sottoposto ai domiciliari; Antonio Nirta (58), detenuto nel carcere di Vibo Valentia. Mammoliti è indicato come il capo dell’omonima cosca alias “ischiante”. Gli altri provvedimenti hanno interessato Domenico Pelle (39), detenuto nel carcere di Vibo Valentia; gli imprenditori, padre e figlio, Francesco e Antonio Stipo (65 e 31), ritenuti contigui alla cosca Romeo alias “Staccu”.
