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Le 10 linee pendolari peggiori d’Italia: RC-Taranto al terzo posto, con treni vecchi di 15 anni

Linea Jonica Treno01

Pendolaria 2016, dossier realizzato da Legambiente: la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria, tre regioni e tanti centri portuali e turistici, è in uno stato di degrado incredibile

CALABRIA – Guasti tecnici, ritardi imprecisati, sovraffollamento mettono alla prova ogni giorno quei milioni di cittadini che utilizzano il treno per raggiungere il luogo di lavoro o studio. La situazione che vivono i pendolari, varia in diverse parti del Paese e, in alcune, si registrano situazioni davvero imbarazzanti che mettono in seria difficoltà i viaggiatori. Ovviamente, tra queste vi è la Calabria, che si piazza al terzo posto nella classifica di linee pendolari peggiori d’Italia. La dettagliata analisi è contenuta nel dossier di Legambiente che, come ogni anno, lancia la Campagna Pendolaria 2016 per analizzare le situazione del trasporto ferroviario pendolare in Italia. L’obiettivo è quello di far comprendere la quotidianità dei pendolari, mettendo in evidenza numeri e storie.

Perché purtroppo su alcune linee e in alcune città, come la Calabria, la situazione in questi anni è peggiorata e manca persino la speranza che qualcosa cambi. Un dato sconcertante in questa regione è proprio l’età media dei treni circolanti: 22,1 anni. Ma ancora più sconcertante è che il 71,3% dei convogli ha più di 15 anni di età. In particolare è la fascia Jonica ad essere più colpita e penalizzata ma in generale, sia che si tratti di convogli gestiti da Trenitalia sia per quelli di Ferrovie della Calabria, si vedono circolare treni (circa 120 in tutto) che aggravano la già difficile situazione del servizio, creando molto spesso ritardi a causa di porte guaste. Anche i livelli di comfort dei pendolari sono desolanti vista l’assenza di climatizzatori nella grande maggioranza delle carrozze e dei guasti molto frequente anche ai servizi igienici.

 

Ad oggi il trasporto ferroviario italiano conta treni troppo vecchi, lenti e lontani dagli standard europei di frequenza delle corse. In Italia sono quasi 3.300 i treni in servizio nelle regioni. L’età media dei convogli in circolazione sulla rete regionale è di 17,2 anni con differenze rilevanti da regione a regione. Altro fattore sempre più evidente è quello della differenza marcata tra la qualità dei treni nelle regioni del centro-nord e quelle del sud, che si posizionano quasi tutte ai vertici di questa classifica. La ragione sta nel fatto che l’acquisto di nuovi treni è stato garantito in questi anni da acquisti diretti da parte delle Regioni o dai contratti con Trenitalia, e ha visto meno investimenti proprio nelle regioni del Sud. E fino ad oggi il Governo nazionale, a differenza di quelli degli altri Paesi europei, non ha mai speso neanche un Euro per comprare nuovi treni. Ma attenzione, per ora stiamo parlando di soli investimenti nella sostituzione del parco rotabile in circolazione, che proprio per la sua età è causa di ritardi, problemi e impedisce un servizio di qualità. Ma nel nostro Paese c’è bisogno di aumentare e potenziare il servizio, per avere un servizio di livello europeo.

Secondo lo studio di Legambiente occorre acquistare circa 1.300 treni per rinnovare il parco rotabile in circolazione sostituendo i treni con almeno più di 20 anni di età e potenziare l’offerta nelle tratte più frequentate delle aree metropolitane oltre che nelle regioni meridionali. In particolare al Sud oggi sono numerose le linee che collegano anche importanti centri urbani (la Jonica e la Tirrenica in Calabria, Palermo-Messina, Palermo-Catania, Trapani-Palermo in Sicilia per citarne alcune) che vedono transitare ogni giorno pochissimi convogli e sempre più obsoleti. Ci sono pendolari più sfortunati di altri. Sono quelli che hanno visto peggiorare la situazione in questi anni, ed oggi non hanno neanche una minima speranza di cambiamento. Le linee sono state scelte in base a criteri oggettivi per evidenziare la scarsa qualità del servizio: le proteste degli utenti per i problemi di ritardi e tagli dei treni, la tipologia dei treni utilizzati sia per capienza sia per età, la carenza di orari adatti per l’utenza pendolare, la frequenza dei convogli, la condizione delle stazioni. E’ una selezione sulla base di situazioni oggettive e proteste, che però accomuna molte linee in particolare nelle grandi città, dove esiste una forte domanda di trasporto pubblico che è costretta a prendere l’auto ogni mattina proprio per l’inadeguatezza del servizio, e nelle linee secondarie e in particolare al Sud.

Reggio Calabria-Taranto – C’è una linea al Sud che potrebbe rappresentare la spina dorsale dei collegamenti tra le diverse regioni, i centri turistici e i porti, garantire un servizio di qualità per studenti, turisti, lavoratori. Ed invece la linea Jonica che collega Taranto e Reggio Calabria, tre regioni e tanti centri portuali e turistici è in uno stato di degrado incredibile, con tagli ai collegamenti e una situazione mortificante per i pendolari. Questa si piazza al terzo posto nella classifica di linee peggiori d’Italia. Con il nuovo orario da Reggio a Taranto, vi saranno solo 4 collegamenti al giorno (di cui un solo Intercity diretto con oltre 7 ore di viaggio) e il treno più veloce impiega 6 ore e 15 minuti, con tre cambi a Paola, Castiglione Cosentino, Sibari. Ma da Sibari il treno non c’è più, per cui si continua in pullman. I pullman in generale risultano più competitivi e, ad esempio partendo da Villa San Giovanni, impiegano 5 ore e 45 minuti. Eppure l’infrastruttura esiste dal 1875, con 470 km lungo la costa e un enorme bacino di utenza, pari a più della metà della popolazione calabrese.

Purtroppo la linea continua a vedere ennesimi assurdi tagli al servizio, pari al 20% dal 2010, con la cancellazione di 2 intercity, 4 intercity notte, 5 treni espresso, 7 treni espresso cuccetta, 2 treni interregionali. Continuiamo ad assistere da parte del Governo e delle Regioni all’assenza di qualsiasi idea di rilancio, che porta di fatto all’abbandono della linea jonica a vantaggio del trasporto attraverso pullman con investimenti stradali. La linea è a binario unico, ma l’obiettivo non deve essere il raddoppio (perché si può aumentare enormemente il numero di treni senza problemi) ma l’elettrificazione (oggi presente solo tra Taranto e Sibari) e il potenziamento del servizio con nuovi collegamenti e moderni treni, come dovrebbe essere scontato in un Paese europeo. È bene ricordare come il taglio di 20 milioni di euro delle regione Calabria, a partire dalla metà del 2014, ha portato alla soppressione di altri treni regionali tra Reggio Calabria e Metaponto. Da quest’anno va meglio tra Sibari e Catanzaro con l’introduzione di 2 nuovi treni Swing diretti, ma la condizione dei pendolari su questa linea storica rimane critica e l’offerta

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