CATANZARO – Dovrà scontare la pena nel luogo e nelle circostanze in cui si è consumato il reato.
Un piccolo appartamento di pochi metri quadri in cui vivono in undici. Il giudice per le indagini preliminari di Catanzaro ha infatti concesso gli arresti domiciliari a Rinaldo Berlingieri, 40enne catanzarese ed altri due uomini coinvolti nell’inchiesta che a meta’ dicembre li ha portati in carcere per un presunto sequestro con riduzione in schiavitu’. Il gip, Pietro Scuteri, ha cosi’ accolto la richiesta degli avvocati di Berlingieri, Arturo Bova e Alessandro Guerriero, sostituendo la misura della custodia in carcere che lui stesso aveva disposto su richiesta del sostituto procuratore titolare del caso, Saverio Vertuccio. Il ruolo che i due ‘colleghi’ del quarantenne, Nicola Cappellano, 48 anni, e Gianluca Berlingieri, 35 anni, avrebbero avuto nella vicenda li avrebbe portati in carcere per accuse che vanno dalla riduzione in schiavitu’, allo sfruttamento della prostituzione, maltrattamenti in famiglia e violenza sessuale di gruppo. I tre aguzzini, secondo quanto emerso dalle indagini della Squadra mobile di Catanzaro, avrebbero a lungo approfittato indisturbatamente di una donna, la convivente di Cappellano, che con questi aveva intrapreso una relazione dalla fine del 2012, ma lui l’avrebbe fin da subito segregata in casa e costretta a prostituirsi. L’uomo, sempre stando alle accuse degli inquirenti, avrebbe costretto la vittima anche ad avere rapporti di gruppo con Gianluca e Rinaldo Berlingieri. Le violenze sarebbero avvenute nell’abitazione dove vivevano la donna e Cappellano, un ambiente di pochi metri quadrati dove vivevano anche i cinque figli di lui e quattro di lei, e da dove la donna non avrebbe potuto allontanarsi liberamente.
