Alla fine la “Montagna ha partorito il Topolino”.
Magorno viene eletto segretario regionale del PD dopo anni di commissariamento, con appena 156 voti su 300 delegati. Vale a dire, giusto quell’uno in più che il regolamento prevede. Ma, non finisce qui. Infatti, Margorno è paragonabile ad un “Ministro senza portafoglio”. Solo una casella riempita per dire che anche in Calabria il Pd è stato “normalizzato”. Magorno, ex sindaco di Diamante, dovrebbe rappresentare il nuovo che avanza, quel nuovo che il suo “capo” Renzi ha espresso al Governo chiamando giovani e donne. In Calabria, invece il nuovo è fatto di “vecchi” capaci, in questo fine settimana, questo si, di pensare “strategie” da “Prima Repubblica” per vincere questa battaglia. Si, perché non finisce qui. La guerra è ancora lontana da vincere. Così i Cuperliani che hanno già il ricorso in mano: “Magorno non avrebbe superato la metà più uno dei componenti assegnati se non avessero fatto votare numerose persone in sostituzione di delegati eletti e, quindi, componenti effettivi dell’Assemblea ma fisicamente assenti”. Così si chiedono già le dimissioni di un segretario che, per dire dei suoi stessi “compagni” di partito, non è sostenuto da una reale maggioranza. Ma, ora la resa dei conti è addirittura spostata in Consiglio Regionale. Qui a gran voce si chiedono le dimissioni di “Principi” e “Principini”. Insomma, un partito come il PD, di grande trascorso, oggi deve fare i conti con i giochetti di “potere”, con la divisione delle “poltrone”, con le “correnti” che soffiano sempre più forte fino a fare sbattere una porta che difficilmente si riaprirà alla politica ed al territorio. Verrebbe da dire che si tratta di un pd malato di DC e PSI.
