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L’assassino di Nicholas Green scrive a Mattarella: “Graziatemi, alla mia morte donerò gli organi”

FamigliaGreen

Michele Iannello, originario di Vibo Valentia; fu condannato in via definitiva all’ergastolo. Divenne collaboratore di giustizia e due anni fa gli furono concessi i domiciliari. Oggi chiede la libertà totale.

 

TORINO – A pochi giorni di distanza dalla notizia della morte di Andrea Mongiardo, l’uomo a cui era stato trapiantato il cuore del bambino americano Nicholas Green; il suo killer scrive una lettera al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, chiedendo di essere graziato. Si tratta di Michele Iannello, 49enne originario di Mileto, nel Vibonese; condannato in via definitiva all’ergastolo perché ritenuto responsabile dell’omicidio: a premere il grilletto, all’altezza dello svincolo per Vibo Valentia sulla Salerno-Reggio Calabria, il 29 settembre 1994, contro la Y10 dei coniugi americani Green scambiandola per quella di un gioielliere da rapinare; sarebbe stato proprio lui. Uno dei proiettili colpì al cervello Nicholas Green, sette anni. Il bambino morì al Policlinico di Messina dopo due giorni di coma. Tutta l’Italia pianse per la triste vicenda, la Corte d’assise d’appello di Catanzaro decise per Iannello il massimo della pena, l’ergastolo (condanna confermata in Cassazione). Ma lui si è sempre dichiarato innocente.

Due anni fa, poi, accadde qualcosa che lasciò attoniti tutti coloro che, fino ad allora, avevano creduto nella giustizia: il killer condannato all’ergastolo, ritornò a scontare la sua pena a casa. Proprio così, il “giudice di Sorveglianza di Torino – come si legge in un articolo a firma di Andrea Pasqualetto, Corriere della Sera – lo ritenne meritevole di scontare il resto dei suoi giorni ai domiciliari. Cioè, un ergastolo fra le mura di casa. Possibile? «Ha collaborato con la giustizia in modo pieno e attendibile», scrive il Tribunale di Sorveglianza di Torino riconoscendo tuttavia l’«importante criticità» del caso Iannello. Una vicenda più unica che rara, una sorta di ergastolo casalingo“.

Così Iannello, sposato con due figli, operaio in una fabbrica di elettrodomestici al Nord Italia; ha “collaborato in modo esemplare”, tanto da meritarsi i domiciliari. Il pentito calabrese, ha rivelato i responsabili di diversi fatti di ‘ndrangheta; ha confessato altri omicidi, compiuti per mano sua, ma mai quello di Nicholas; per il quale incolpa il fratello: “Fu mio fratello a commettere l’omicidio del bambino, usandola mia autovettura. Non me la sentii di accusarlo in prima battuta…non sono quel mostro che hanno dipinto“. Proprio per questo, oggi, chiede la grazia a Mattarella, in una lettera nella quale – al finale – “si stringe al cuore” dei genitori del piccolo Green e invoca la libertà piena, annunciando anche di voler compiere lo stesso gesto che compirono loro: “alla mia morte donerò gli organi per salvare la vita a qualche persona“.

 

Ecco il testo della lettera integrale, riportata dal Corriere della Sera:

“Signor presidente — scrive il condannato — lo giuro, io non c’entro. Fu mio fratello a commettere l’omicidio del bambino, usando la mia autovettura. Non me la sentii di accusarlo in prima battuta… non sono quel mostro che hanno dipinto. È vero, ho commesso omicidi ma li ho confessati tutti e sono stati delitti di mafia, scontati con il carcere, fatti per non essere a mia volta ucciso, perché nelle faide funziona così: o uccidi per primo o sei tu a morire”. Pagine sorprendenti, nelle quali il pentito abbraccia Reginald e Maggie Green, i genitori di Nicholas: “Mi stringo al loro cuore, capendo ora da padre quanto dolore possano avere. Ogni giorno Nicholas è nei miei pensieri”. Infine, il colpo a effetto: “Alla mia morte, se qualcosa del mio corpo sarà ancora buona, donerò gli organi per salvare la vita a qualche persona, almeno sarò utile a qualcuno. La prego, signor Presidente, mi dia la possibilità di tornare un uomo libero. Per dare ai miei figli quel sorriso che un giorno si è spento sul volto di Nicholas”.

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