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Stamina, infermiere attrici e intimidazioni per un affare ultramilionario

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TORINO – Bambini e adulti malati usati come cavie. E’ questa la sentenza emessa ieri dal Tribunale di Torino sul metodo Stamina.

Una macchina di soldi ingegnata dal neuroscienziato Vannoni in barba a qualsiasi rilievo scientifico e norma di legge. Nele pagine che sigillano la vergogna dell’affaire costruito sulla pelle tumefatta dei pagine si legge di episodi al limite della barbarie. Lo stesso Vannoni, per esempio, pare che in una specifica occasione imponne ai genitori di una bimba che stava seguendo le sue cure di tacere ai sanitari del pronto soccorso di Torino che era stata sottoposta all’infusione di cellule staminali per non rischiare il blocco delle cure. Ettore Luciano Fungi, medico di Carmagnola, stretto collaboratore di Davide Vannoni pare che nel corso della reintroduzione di cellule staminali, operazione piuttosto delicata che comporta dei rischi, si facesse aiutare da un addetto alle pulizie. Nelle accuse a Vannoni si racconta anche del suo travestimento in ricercatore dell’università di Brescia per accreditarsi presso il Cardiocentro Ticino, in Svizzera. E di come «per eludere i divieti impostigli dalle normative sanitarie italiane ed europee» il fondatore di Stamina avesse instaurato rapporti con l’ambasciatore e i consoli onorari di Capo Verde «anche grazie all’aiuto di un farmacista sedicente medico e di una hostess attrice che si era qualificata come infermiera». Tutto al fine «di ottenere il permesso di somministrare il suo metodo presso la clinica Murdeira dell’isola di Sal». In un ospedale inattivo da tre anni. Il costo a carico di pazienti e familiari era previsto in 25.000 euro a persona. Guaraniello, uno dei collaboratori di Vannoni nel corso delle udienza ha definito il proprio collega come una persona “animata dall’intento di ricavare guadagni grazie a pazienti con malattie degenerative senza speranza”.

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