Con il decreto attuativo Jobs act, riprendendo il concetto del reddito minimo di cittadinanza finlandese, in Italia dal 2017 è partita la sperimentazione dell’assegno di ricollocazione.
MILANO – Un reddito base di 560 euro al mese per 2mila disoccupati estratti a sorte. I quali però continueranno a ricevere l’assegno anche se trovano lavoro. È l’esperimento sociale partito l’1 gennaio in Finlandia. L’obiettivo del progetto, che proseguirà per due anni, è quello di ridurre la povertà e aumentare il tasso di occupazione. Sono in molti a temere che il reddito minimo renda i cittadini disoccupati, già ampiamente dissuasi dall’accettare un impiego a basso salario o a tempo determinato per il timore di perdere i sussidi e benefit previsti dal generoso stato sociale, ancora più pigri.
All’atto pratico l’assegno di ricollocazione equivale a un voucher rilasciato ai percettori di Naspi, la nuova disoccupazione, e permette di essere utilizzato presso centri pubblici o privati che offrono servizi personalizzati ed intensivi,garantendo l’affiancamento di un tutor al disoccupato, aiutandolo nella ricerca di un nuovo posto di lavoro o seguendolo in progetti di autoimprenditorialità, garantendo progetti di formazione adeguata. “L’importo dell’assegno sarà adeguato alla difficoltà del disoccupato a ricollocarsi, pertanto più è lontana la distanza tra le competenze richieste dal mercato e quelle del lavoratore e maggiore sarà l’importo dell’assegno, che parte da 250 euro fino a raggiungere i 5.000. Il lavoratore potrà scegliere a quale ente riferirsi”, specifica ancora Colombo.
La NASPI e l’assegno di ricollocazione sono strumenti molto ambiziosi e certamente condivisibili, ma che da soli non posso però funzionare con il rischio di ottenere un risultato paralizzante e ampliare il bacino di poveri in Italia. Sarà fondamentale il contributo della governance e la spesa per progetti di formazione: oggi l’Italia spende in formazione 10 volte meno per disoccupato rispetto a paesi del Nord Europa quali la Danimarca e 6 volte meno rispetto a Paesi come il Belgio. “Il mercato del lavoro oggi presenta un’offerta totalmente diversa rispetto a quella di qualche anno fa, e richiede nuove competenze sia ai giovani, che devono formarsi in materie che vanno oltre il digitale – punto di forza degli under 25 – che per i più anziani, che, al contrario, devono convertire le proprie conoscenze.
Simone Colombo è un consulente del lavoro ed esperto di direzione del personale in outsourcing. L’obiettivo del professionista in questa materia è quello di aiutare gli imprenditori ad evitare ‘traumi’, attraverso una gestione ottimale delle persone in tutte le fasi del loro ciclo di vita in azienda: dall’assunzione allo sviluppo, fino alla chiusura (possibilmente serena) del rapporto. Questa particolare capacità deriva da una particolare inclinazione personale alla cura dell’altro, unita alle competenze specifiche apprese in specifici corsi di formazione.
