I giudici della Corte di Appello di Catanzaro hanno ribaltato la sentenza di primo grado ed hanno assolto il presunto boss degli zingari di Cosenza Abruzzese ed un esponente di spicco del clan di Paola, Mario Serpa.
CATANZARO – Ribaltata la decisione del primo grado, la Corte d’Appello del capoluogo ha assolto il presunto boss del clan degli “zingari” di Cosenza, Giovanni Abruzzese (difeso dagli avvocati Giorgia Greco e Antonio Quintieri), e Mario Serpa considerato esponente di spicco del presunto clan Serpa di Paola (difeso dagli avvocati Giuseppe Bruno e Antonio Malagò). In primo grado erano stato condannati rispettivamente a 15 anni e 20 anni di reclusione. Infine i giudici hanno confermato l’assoluzione anche per Umile Miceli, assistito dall’avvocato Antonio Ingrosso.
Condanne confermate invece per Nella Serpa (18 anni), Livio Serpa (10 anni) e Bruno Adamo (1 anno e 6 mesi), Antonio Buono (3 anni), Mario Mazza (15 anni). Riformata infine la sentenza di primo grado nei confronti di Valerio Crivello (da 10 anni a 5 anni e 6 mesi), Giuseppe Lo Piano (da 11 anni a 9 anni), Ilario Pugliese (da 3 anni e 6 mesi a 4 anni) e Franco Tundis (da 20 anni e 6 mesi a 18 anni). Il processo di secondo grado davanti alla Corte d’Appello di Catanzaro è solo uno dei tre filoni giudiziari, uno dei quali si è concluso a Cosenza con la condanna ad 11 ergastoli mentre per il terzo si attende la decisione della Cassazione.
L’operazione “Tela del ragno” colpì i presunti capi e gregari del clan Perna-Cicero di Cosenza, Gentile-Africano-Besaldo di Amantea, Scofano-Martello-Rosa-Serpa di Paola, Carbone di San Lucido. Oltre alle cosche Tundis di Fuscaldo e Muto di Cetraro. Secondo la ricostruzione effettuata dalla DDA, le cosche erano riuscite ad infiltrarsi negli appalti pubblici i cui proventi illeciti sarebbero finiti in una unica “cassa” e ripartiti poi tra i vari affiliati compresi quelli della costa tirrenica. Un’inchiesta dalla quale sono stati anche ricostruiti 12 omicidi e tre tentati omicidi avvenuti nel Cosentino negli anni tra il 1979 e il 2008. In totale vennero arrestate 58 persone e sequestrati beni per 15 milioni di euro.
