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Legge elettorale incostituzionale: slitta il voto alla Regione Calabria

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Toto voto per la Regione Calabria.

Oggi si registrano, del resto come al solito, dichiarazioni che riguardano l’ente Regione, la sua situazione politico istituzionale anche ala luce del “bollettino di guerra” che, giornalmente decapita o colpisce qualche esponente. Per il leader La Destra, Francesco Storace, ci sarebbe un sottile disegno, legato all’approvazione della legge elettorale, che farebbe slittare le elezioni al prossimo anno: “La stranezza sta nella non casuale circostanza che è stata approvata una legge elettorale pesantemente incostituzionale che costringerebbe il Governo a rispedirla al mittente invocando il giudizio della Consulta: e sarà evidente che non potrà essere usata per le elezioni regionali, che saranno quindi differite al prossimo anno”. A Storace, seppure per altri argomenti, fa eco il vice presidente della provincia di Cosenza, Mimmo Bevacqua che chiede le dimissioni del consiglieri del pd: “Il consiglio regionale della Calabria, per colpa della spregiudicatezza del centro destra ha passato ogni limite. E il PD che sta combattendo con forza questi limiti ora deve reagire duramente, evitando di apparire complice di questa maggioranza misera e senza rispetto verso le nostre comunità”. Bevacqua quindi conferma i dubbi di Storace: “una legge elettorale al solo scopo di farla impugnare al governo per poi lasciarla bocciare dalla corte costituzionale. Non occorre essere giurista per accorgersi delle macroscopiche forzature contenute in essa, a partire dalla soglia altissima del 15%. Il tutto allo scopo di portare la legislatura a marzo del 2015, anche grazie all’approvazione di una norma, apparentemente innocua, che trasferisce il potere di indire nuove elezioni dal prefetto di Catanzaro al presidente della giunta regionale”. Fra queste posizioni però si inserisce la magistratura che ha condannato Scopelliti, inquisito Trematerra, avviato indagini su vari aspetti della gestione sia politica che istituzionale. Ma, ancora prima c’è una “guerra” di “poltrone” anche all’interno del pd, nonostante la linearità della richiesta di Bevacqua che chiede le dimissioni dei suoi “compagni” di partito ma, soprattutto c’è chi ancora è seduto su quella poltrona che certo non vuole lasciare a cuor leggero. Caro Mimmo Bevacqua anche quelli del suo partito.

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