Condotte vergognose, dipendenti che anzichè lavorare si facevano i ‘fatti loro’; Sono sempre loro i cosiddetti furbetti del cartellino, scoperti dalla guardia di Finanza che ha fatto anche luce su un caso di bancarotta fraudolenta.
COSENZA – Sono 12 le misure cautelari personali notificate nei confronti di dipendenti del comune di San Vincenzo la Costa e di parte del personale dell’Azienda Sanitaria Provinciale del Servizio Cure Domiciliari Integrate. Dipendenti pubblici indagati per truffa aggravata ai danni di Ente Pubblico per essersi indebitamente assentati dal luogo di lavoro senza far risultare i periodi di assenza. Le condotte criminose sono state accertate dai militari della Guardia di Finanza mediante una minuziosa attività di videoregistrazione effettuata attraverso microtelecamere poste a controllo visivo dei locali adibiti a timbratura o registrazione nonché attraverso pedinamenti ed osservazioni occulte, indirizzate a rilevare gli effettivi comportamenti dei dipendenti pubblici e conclusivi riscontri documentali.
Gli assenteisti sapevano di essere ‘spiati’
Avevano individuato la telecamera nascosta piazzata dalla Guardia di Finanza alcuni degli indagati nella doppia operazione anti assenteismo compiuta nell’Asp e nel Comune di San Vincenzo La Costa, nel Cosentino. Nei video diffusi dalle Fiamme Gialle, si vede chiaramente come alcuni di loro infilassero, da lontano, solo il braccio sotto la macchinetta timbratrice, tentando di evitare di farsi vedere in viso quando utilizzavano il cartellino dei colleghi assenti. Erano dunque coscienti del controllo in atto. “Sono indagini che rivelano un’opacità di comportamenti che preoccupa – ha detto il procuratore di Cosenza, Mario Spagnuolo – specialmente perchè alcune di queste persone hanno la responsabilità di alleviare le condizioni di salute di cittadini sfortunati e disabili”.
I dipendenti dell’Asp di Cosenza – Servizio Cure Domiciliari Integrate
Quattro i dipendenti dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza impiegati presso il Servizio Cure Domiciliari Integrate, un medico e quattro infermieri, che eseguivano la timbratura del cartellino marcatempo attestando “falsamente” orari di ingresso e di uscita non corrispondenti a quelli reali. Il medico, con incarico di effettuare visite domiciliari, dopo aver timbrato la mattina presto, si recava frequentemente da parenti e rientrava in ufficio dopo alcune ore. Gli infermieri, con incarico di effettuare terapie domiciliari, si scambiavano costantemente e “vicendevolmente” i propri tesserini aziendali, i quali venivano timbrati, nelle varie occasioni, dall’uno o dall’altro dipendente.
In sostanza, un solo dipendente eseguiva la timbratura del cartellino marcatempo anche nell’interesse degli altri in modo di far risultare la “presenza” anche dei colleghi assenti. In diverse occasioni di entrata e uscita nel corso della giornata gli impiegati “fingevano” di timbrare il proprio tesserino, digitando solo alcuni numeri, al fine, evidentemente, di dare l’impressione ai colleghi di aver ottemperato all’obbligo di marcatura. Diverse le attività di natura privata svolte dagli impiegati in orario di servizio, da visite ad amici a prolungate soste in bar e ristoranti. Per tutti i dipendenti dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Cosenza il Giudice delle Indagini preliminari, ha disposto la misura cautelare interdittiva della sospensione dall’esercizio del pubblico ufficio presso l’Azienda sanitaria per la durata di dodici mesi.
I dipendenti del comune di San Vincenzo la Costa
In tal caso i dipendenti pubblici in servizio presso il Comune di San Vincenzo la Costa sono indagati per aver attestato falsamente la presenza nel Comune pur essendosi ingiustificatamente allontanati. Gli impiegati, attraverso ingressi tardivi ed arbitrari allontanamenti a piedi od in auto, si assentavano durante l’orario di lavoro, senza autorizzazione, per dedicarsi ad attività di carattere privato. Il Comune, nel periodo oggetto di controlli, avrebbe accertato la presenza dei dipendenti attraverso la trascrizione che ognuno di loro era tenuto ad effettuare a mano su un apposito “registro delle presenze” cartaceo dell’orario di ingresso e di uscita e delle eventuali variazioni, apponendo la propria firma autografa.
L’attività svolta dai finanzieri consentiva di evidenziare la diffusa tendenza dei dipendenti comunali a timbrare il cartellino di entrata ed uscita e annotare gli orari sul “registro delle presenze” anche per altri colleghi. In diverse occasioni i dipendenti del Comune si allontanavano dal posto di lavoro senza registrare la propria assenza sul registro ed in altri casi facevano annotare falsamente la loro presenza in ufficio da altri colleghi compiacenti. Attraverso indagini, pedinamenti, appostamenti e videoregistrazioni effettuate dai finanzieri, è emerso un quadro di diffusa inosservanza degli obblighi di diligente condotta previsti per i dipendenti della pubblica amministrazione in servizio presso il Comune, agevolata dall’assenza di un efficace sistema di controlli interni.
Ripetuti e continui i tardivi ingressi non registrati e gli allontanamenti dal posto di lavoro per lo svolgimento di attività private; condotte consolidate sfociate in un sistema truffaldino attraverso il quale i pubblici dipendenti riuscivano a far “figurare” la propria presenza sul luogo di lavoro ricevendo l’intera retribuzione giornaliera. Condotte reiterate a danno del Comune e dei cittadini in termini di disservizi e rallentamento delle attività istituzionali. Per otto dei dipendenti indagati il Giudice delle Indagini preliminari ha disposto l’obbligo di presentarsi tutti i giorni lavorativi, per due volte al giorno, presso le Forze di polizia.
Imprenditore edile ai domiciliari per bancarotta: “sequestrati beni per 900mila euro”
V. G., imprenditore cosentino operante nel settore edile è finito ai domiciliari per bancarotta fraudolenta mentre i finanzieri hanno eseguito altre 3 misure interdittive del divieto dell’esercizio dell’ufficio di amministratore di imprese e/o società giuridiche nei confronti di 3 parenti stretti dell’arrestato. Contestualmente, i Finanzieri stanno operando il sequestro preventivo di beni immobili (magazzini, terreni, ecc.), di quote societarie nonché di denaro, titoli ed altri valori mobiliari nella disponibilità dell’imprenditore. In particolare le indagini hanno accertato il dissesto finanziario della società e, quindi, il depauperamento del patrimonio della stessa attraverso la cessione della parte attiva ad una nuova società, formalmente intestata a familiari del titolare ma, di fatto, dallo stesso amministrata.
Ciò ha permesso di “svuotare” la società in forte esposizione debitoria. Contemporaneamente, i beni strumentali, i terreni e gli immobili per un valore complessivo di circa 900 mila euro venivano distratti – attraverso un articolato sistema di trasferimento fittizio – in favore della nuova società comunque riconducibile all’imprenditore, incaricata di alienare a terzi in buona fede (e, quindi, al riparo dalle pretese dei creditori) senza alcun ritorno economico per la fallita. La nuova società, in sostanza, sin dalla sua costituzione, non aveva alcuna capacità operativa, limitandosi ad operare come schermo della fallita per perpetrare le distrazioni fraudolente.
Tra i creditori, si annoverano fornitori per circa 330 mila euro ed Enti Pubblici (Agenzia delle Entrate, INPS ed INAIL) per circa 770 mila euro, per il mancato pagamento delle imposte e l’omesso versamento di contributi per i lavoratori dipendenti. La ricostruzione delle vicende societarie era resa particolarmente difficoltosa dal fatto che la documentazione amministrativo-contabile è risultata distrutta e la sede della società risultava trasferita dapprima a Roma, e, successivamente, in Romania.
Gli indagati devono rispondere dei reati di bancarotta fraudolenta e di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi. Parallelamente, l’opera della Guardia di Finanza ha puntato a ricostruire il patrimonio della società avviata al fallimento, disperso in piccoli rivoli, al fine di porre a disposizione dell’Autorità giudiziaria di beni, denaro ed immobili anche per garantire e soddisfare i diversi creditori.
