I Carabinieri hanno arrestato due persone. Si tratta dei fratelli Daniele e Giuseppe Matalone di 27 e 30 anni, ritenuti responsabili, a titolo di concorso, dell’omicidio a colpi d’arma da fuoco di Michele Franzè
DINAMI (VV) – I carabinieri li hanno arrestati nella frazione Monsoreto di Dimani con l’accusa di aver ucciso il 9 Gennaio 2014 presso la sua abitazione rurale sita in Contrada Salice nel Comune di Galatro, nel Reggino, Michele Franzè, classe ’48. I provvedimenti cautelari sono arrivati all’esito di una complessa attività d’indagine avviata nell’immediatezza del grave fatto di sangue attraverso un puntuale sopralluogo nonché mediante l’audizione di diverse persone.
I carabinieri hanno ricostruito la dinamica dell’evento delittuoso e raccolto elementi gravemente indizianti a carico degli indagati, i Daniele e Giuseppe Matalone, figli di Filomena Sirgiovanni di anni 51, che aveva una relazione sentimentale con la vittima.
I reati contestati nello specifico sono quelli di concorso in omicidio, aggravato dalla premeditazione, nonché il reato di detenzione e porto illegale di arma da fuoco in concorso. Le indagini, che si sono avvalse di una cospicua attività di intercettazione telefonica ed ambientale integrata dalle numerose testimonianze, hanno permesso pertanto di accertare, quale movente del delitto, l’esistenza di dissidi privati ed economici tra gli indagati e la vittima, acuitisi nel periodo antecedente all’omicidio e legati anche alla scelta di Franzè di non elargire più denaro in favore del nucleo familiare della donna.
Nel corso delle investigazioni sono state raccolte numerose fonti di prova che hanno consentito innanzitutto di collocare i due indagati nel luogo dell’omicidio in un arco temporale compatibile con l’ora di commissione del delitto. Le intercettazioni captate hanno permesso di smascherare il piano elaborato dagli indagati e finalizzato a costruirsi falsi alibi che potessero di volta in volta giustificare gli indizi emersi nei loro confronti. I fratelli Matalone infatti, in un primo momento, avevano tentato di giustificare le tracce di polvere da sparo, rinvenute sui loro indumenti poco dopo l’omicidio, con il fatto di essersi recati il giorno prima ad una battuta di caccia, circostanza, questa, non riscontrata dagli investigatori che invece sono riusciti a dimostrarne l’infondatezza.
Poi, in un secondo momento, quando Daniele Matalone, per confutare l’ipotesi investigativa secondo cui i colpi di arma da fuoco diretti verso la vittima potevano aver investito anche il killer o i killer che avevano imbracciato l’arma del delitto, per giustificare una ferita rilevata sulla sua fronte nell’immediatezza dei fatti, aveva riferito di essersela procurata a seguito di un incidente sul lavoro occorsogli il giorno precedente all’omicidio. Anche in questo caso le indagini consentivano di dimostrare che quanto dichiarato dall’arrestato non corrispondesse alla verità, questo a riprova del tentativo, ormai vano, di trovare alibi che potessero scagionarli. I due fratelli, al termine delle formalità di rito, sono stati tradotti presso la Casa Circondariale di Vibo Valentia.
