Domani, in occasione delle amministrative per l’elezione del sindaco e il rinnovo del consiglio comunale, urne chiuse a San Luca. Resta il commissario.
SAN LUCA (RC) – Non si vota domani a San Luca, centro aspromontano in provincia di Reggio Calabria, dove in occasione delle amministrative dell’11 giugno non è stata presentata alcuna lista per l’elezione diretta del sindaco e il rinnovo del Consiglio comunale. Nel 2015 fu presentata una sola lista, “Liberi di ricominciare”, che però non ottenne il quorum sufficiente. Nel 2013, dopo l’arresto del sindaco, il Comune venne sciolto per infiltrazioni mafiose. Da allora amministra un commissario nominato dalla Prefettura di Reggio Calabria. Commissario ora confermato, come tra l’altro richiesto da alcuni cittadini in una lettera inviata al prefetto, Michele di Bari.
San Luca è famosa per aver dato i natali allo scrittore Corrado Alvaro, ma anche tristemente nota per la faida di San Luca, culminata nella strage di Duisburg. Di recente sul piccolo centro aspromontano si sono riaccesi i riflettori per la cattura del superlatitante Giuseppe Giorgi, inserito nella lista dei ricercati di massima pericolosità del Ministero dell’Interno, arrestato dai Carabinieri, e per l’episodio del baciamano con cui un suo vicino di casa lo ha salutato mentre i militari lo portavano via. Episodio condannato da più parti, a cominciare dalla Chiesa (“i cristiani si inchinano solo davanti a Dio” ha detto il vescovo di Locri), ed anche l’autore del baciamano si è scusato con i concittadini, sostenendo di aver cercato soltanto di salutare un amico che non vedeva da 20 anni.
“Qui venite solo quando succede qualcosa di ‘ndrangheta – dicono i cittadini ai giornalisti – e poi dopo poco tempo i riflettori si spengono e tutti i nostri problemi, a cominciare dall’occupazione e dallo sviluppo, restano tali e quali”. Anche lo scrittore Gioacchino Criaco, autore di “Anime nere”, commenta con amarezza: “A San Luca si sono convinti di essere colpevoli e per questo si sono cosparsi il capo di cenere, hanno scelto la rinuncia totale. Una sopportazione che si trasforma in una non scelta. E’ una resa che è peggio di tutto. Si dice che i commissari prefettizi abbiano bene amministrato ma non si può rinunciare solo perchè si ritiene che ci sia un bravo commissario a governare. Un popolo che non discute, non si interroga, non protesta, non è più un popolo“.
