Molti i residenti rimasti a secco in diverse zone della città. Acque Potabili si giustifica: “Emergenza dovuta al calo della portata delle sorgenti”.
RENDE (CS) – L’emergenza idrica che sta interessando a macchia di leopardo i comuni di Rende e Castrolibero – che durerà fino al 26 giugno secondo il servizio tecnico Acque Potabili Spa – sembra lungi dall’essere risolta in maniera definitiva. Mentre i social network vengono presi d’assalto dalle lamentele dei molti residenti sdegnati per l’ennesima carenza strutturale del sistema idrico del territorio, la maggior parte di essi, soprattutto nelle contrade, denunciano il totale abbandono da parte dell’amministrazione rea di essersi limitata a diramare un semplice post senza andare a fondo di una vicenda ben più complessa che attanaglia l’area metropolitana di Cosenza esattamente da un anno. “Qui in Contrada Sorbato nessuno ci ha notificato la mancanza di acqua, un’interruzione di giornata o una diminuzione considerevole del flusso. Così molte cisterne si sono svuotate e siamo rimasti a secco completamente. Sarebbe bastata un’auto con megafono o una comunicazione nella cassetta della posta. E il Comune avrebbe dovuto disporre di autobotti, in campagna si raggiungono anche i 40° in questi giorni”. In effetti sul sito comunale non compare nessun avviso ufficiale, anzi è il solo facebook a divenire cassa di risonanza del Municipio con un post avente ad oggetto Interruzione acquedotto Abatemarco – Condotta Adduttrice sorgente Capodacqua diretta emanazione di un comunicato Sorical.
A mezzo comunicato stampa lo scorso 16 giugno il responsabile delle Acque Potabili Servizi Idrici Integrati, Alessandro Tenuta, fa il punto della situazione: “Relativamente alla crisi idrica che si sta registrando nelle zone del centro storico, in particolare contrada Malvitani, Surdo, Linze, Fossa Lupara, Muscione e Monticell – spiega la nota – il motivo è da individuarsi nella oggettiva carenza di acqua alle sorgenti che alimentano i rispettivi serbatoi, come peraltro dimostrato dalla misura dei livelli, costantemente rilevati e monitorati dai nostri tecnici, che rispetto a quelli degli anni precedenti risultano attualmente inferiori di circa il 50%”. Insomma, un dato oggettivo a cui legare la carenza d’acqua è di certo dovuto alla mancanza di piogge dell’ultimo periodo che ha denotato una portata d’acqua minore delle sorgenti stesse. Settanta litri d’acqua al secondo in meno rispetto allo stesso periodo del 2016, indicano i tecnici di settore. “Di certo la situazione si protrarrà a lungo. Ci stiamo desertificando, le sorgenti quest’anno hanno portata minore e c’è troppa dispersione d’acqua. Non immagino a settembre quello che può succedere” questa l’indiscrezione di una fonte interna alle Acque Potabili.
Ma il problema, ormai si sa, va ben al di là del braccio di ferro tra Sorical e Acqua Potabili Servizi Idrici Integrati, la società che di fatto controlla e gestisce il flusso idrico nei comuni di Rende e dintorni. L’aspetto istituzionale investe tutta la regione, da una parte con il Presidente della Giunta Regionale Mario Oliverio che annuncia un imminente tavolo tecnico con le prefetture e rilancia la bozza programmatica della nascente Autorità Idrica Calabrese; dall’altro i gridi di dolore della Sorical che per tramite del suo commissario Luigi Incarnato, dopo essere stato sentito in audizione dalla Commisione Vigilanza della Regione lo scorso 15 giugno per far luce anche sugli strali della carenza idrica, tuona contro l’insolvenza nella riscossione delle tariffe – la società vanterebbe almeno 500 milioni di crediti verso i Comuni secondo i dati forniti dallo stesso commissario – e annuncia prima dell’estate il completamento del raddoppio dell’Abatemarco – addutrice Capodacqua che consentirà di aumentare di 80 litri al secondo la portata d’acqua potabile nell’area urbana di Cosenza. Intanto si moltiplicano i disagi dei residenti che si sentono al centro di un fuoco incrociato: da un lato gli enti locali – di cui pretendono un ruolo propositivo maggiore intervenendo nelle aree urbane a più alta criticità e soprattutto informando i cittadini nel modo più rapido e ampio possibile circa gli utilizzi, tanto domestici quanto irrigui, per ridurre gli sprechi – e dall’altro il sistema idrico nel suo complesso che ha nel monitoraggio, la mappatura e la vetustà delle condotte, oltre che le responsabilità politiche dei suoi attori, il vero tallone d’Achille.
V. B.
