COSENZA – Ha ancora la voce rotta quando ripercorre quei momenti, Maria Cipparrone, per la morte prematura del marito Francesco Greco, avvenuta nel mese di settembre del 2012 all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza.
Quando la contattiamo telefonicamente, sta preparando da mangiare e nel chiederle se vuole parlare nonostante il suo dolore sottolinea: “Il mio dolore è vivo ogni giorno, ogni momento”. Originaria di Belsito ma residente a Montalto, Maria ci racconta la sua storia, per la quale ieri il Pm Paola Izzo, ha rinviato a giudizio 5 medici del reparto di Neurologia del nosocomio cosentino: Pierfrancesco Pugliese di 40 anni, Antonio Siniscalchi di 49, Stefano Rizzuto di 50, Ermanno Pisani di 53 anni e Domenico Scornaienchi di 66 anni, accusati di ‘non aver fatto nulla’ per evitare la morte del marito che invece, poteva essere evitata. Dal racconto dei familiari di Greco, deceduto a soli 52 anni (e contenuto anche nella denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Cosenza), Francesco Greco, si era presentato in un primo momento all’Annunziata in quanto da qualche tempo lamentava stanchezza e lievi fastidi ai piedi. Da sottolineare che qualche tempo prima, sempre nella stessa struttura sanitaria, gli era stata diagnosticata la sindrome di Guillain Barré (polineuropatia) che, con un trattamento tempestivo a base di immunoglobuline insieme alle terapie di supporto, consente ai pazienti un completo recupero. I primi episodi dunque, risalgono al 2011 ma un anno dopo, la loro ricomparsa. Dopo l’estate infatti, nel settembre 2012, forse a causa dello stress causato dal carico di lavoro, Francesco Greco aveva nuovamente accusato quei sintomi e così accompagnato dai familiari, si era recato nuovamente in ospedale, presentando ai sanitari una copia del foglio di dimissioni precedente, per indicare che quasi sicuramente si trattava della stessa patologia e che la cura, ovvero la somministrazione delle immunoglobine, era quella già effettuata nel febbraio del 2011. Diagnosi poi confermata dal neurologo chiamato a consulto in quell’occasione. A causa dell’assenza di posti letto l’uomo era stato ricoverato nel reparto di medicina “Cosco”. Dopo una prima somministrazione del trattamento per la sindrome di Guillain Barré per la quale il paziente era stato curato con esito positivo il giorno successivo, i medici avrebbero deciso di interromperlo. Preoccupati i familiari, e lo stesso paziente, avrebbero chiesto spiegazioni circa la sospensione della terapia, ma i medici riferirono che la decisione era stata presa a seguito di un consulto neurologico. Francesco Greco infatti, venne successivamente trasferito dal ‘Cosco’ al reparto di Neurologia, dove tra l’altro era stato ricoverato anche quando si era manifestato il primo episodio e curato proprio per la sindrome diagnosticata.
Da quel momento però le sue condizioni iniziarono a peggiorare drasticamente per la mancata somministrazione della cura, il 24 settembre del 2012, Francesco Greco fu trasferito in rianimazione in condizioni disperate. Qui, sarebbe stato intubato e i medici, accortisi forse della situazione, gli avrebbero somministrato la terapia con immunoglobuline…ma ormai era troppo tardi. Quella sospensione è stata letale per il 52enne che è deceduto il 27 settembre per un blocco respiratorio causato proprio dall’aggravarsi della sua malattia. Una morte che ha gettato nello sconforto Maria Cipparrone e la figlia, che hanno deciso di presentare denuncia su quanto accaduto. “Non è possibile che qualcuno possa morire così, per superficialità”, ha sottolineato Maria, e spero che quanto accaduto a mio marito non debba capitare a nessuno ma soprattutto che chi ha delle responsabilità paghi. Le due donne, seguite dall’avvocato Rodolfo Campolongo, hanno deciso di denunciare il fatto e ieri è arrivato il rinvio a giudizio per i 5 medici, ma nessuno di loro si è presentato in aula. La prossima udienza intanto è stata fissata al 10 marzo prossimo. Le accuse nei confronti dei sanitari sono di aver cagionato la morte di Francesco Greco, e su di loro pesano le accuse di negligenza, imprudenza ed imperizia. Intanto una moglie e una figlia sono rimaste sole, non hanno un lavoro e combattono per avere giustizia sulla prematura morte del loro caro.
“Non si può scherzare con la vita delle persone – ha dichiarato la moglie di Greco, Maria Cipparrone – di casi come quello di mio marito purtroppo ce ne sono tanti. Ed è arrivato il momento di dire basta“.
