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L’ultimo saluto alle tre vittime del rogo divampato a Cosenza Vecchia

messa noce

Antonio Noce, Roberto Golia e Serafina Speranza hanno perso la vita per un incendio sulle cui cause sta ancora indagando la magistratura.

 

COSENZA – Celebrati oggi alle 18.00 presso il Duomo di Cosenza i funerali delle tre persone arse vive insieme al proprio cagnolino in un appartamento di corso Telesio. La messa si è tenuta in assenza delle salme ancora a disposizione della magistratura. L’incendio era divampato nel pomeriggio del 18 agosto ed era stato domato a tarda notte. Tra i vicoli del centro storico i residenti ricordano perfettamente le urla provenienti dall’interno della casa e la donna affacciata dal balcone che chiedeva aiuto. All’arrivo dei vigili del fuoco però ormai non c’era più niente da fare. Verosimilmente soffocati dal fumo i loro corpi carbonizzati sono stati ritrovati l’indomani all’interno della casa. Sul caso indaga la magistratura che non ha ancora escluso l’origine dolosa del rogo. Il Comune di Cosenza, dal suo canto, dopo aver istituito una giornata di lutto cittadino dopo la tragedia, si è fatto carico delle spese per celebrare le esequie delle tre vittime dell’incendio. Lo sdegno provocato dalla vicenda aveva spinto la cittadinanza cosentina a manifestare con una fiaccolata che ha attraversato Cosenza Vecchia per sensibilizzare le istituzioni.

 

Oggi la messa d’addio a Roberto Golia, Antonio Noce e Serafina Speranza è stata celebrata dal vescovo in persona Francesco Nolé. “Chiedo scusa per la nostra indifferenza ai poveri – ha affermato Nolé durante la predica – e invito a pregare per la pace eterna di queste tre vittime”.  “Questo grave lutto – ha dichiarato il vescovo rispondendo ai giornalisti – ci fa capire come a volte la tragedia arrivi dopo una annuncio di solitudine, di povertà, di abbandono, e alla fine ci accorgiamo troppo tardi che c’e’ una fascia di persone, una fascia sommersa, che ha bisogno di attenzione molto prima della tragedia. Penso che bisogni creare una coscienza diffusa, un’attenzione capace di essere presente, vicino e ci troviamo, dopo tanto tempo, a non avere ancora una risposta chiara sui motivi che hanno provocato tutto questo. Loro erano di casa nelle nostre mense, nelle nostre realta’ di accoglienza, ma forse mancava quel calore umano che ognuno di noi vorrebbe dove vive ogni giorno”.

 

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