CATANZARO – A denunciare le vergogne emerse all’alba dell”era Oliverio’ è l’associazione Libera.
Le ultime nomine in Consiglio e Giunta regionale della Calabria, “rappresentano una contraddizione con il rispetto dei valori etici, anche richiamati nel corso della campagna elettorale, che devono accompagnarsi a competenze e professionalità riconosciute”. E’ quanto afferma il coordinamento di Libera Calabria al termine di una tre giorni alla quale ha preso parte anche don Luigi Ciotti. Libera, prosegue la nota, “esprime forte preoccupazione riguardo le vicende politiche del nuovo assetto istituzionale, scaturito dalle ultime consultazioni elettorali”.
“Riteniamo che la Calabria in questo momento – si afferma ancora nella nota – richieda la massima attenzione e cura, perché si determini quell’inversione di marcia rispetto a metodi, strategie e alleanze, consolidate dalle pratiche politiche, che hanno pesantemente segnato la vita e il destino della nostra terra. E questo per garantire l’onorabilità e la rappresentatività dell’azione politica”. “Sono necessarie – conclude Libera – scelte politiche ed amministrative che esprimano con chiarezza la distanza da poteri forti ed inquinati, così da costruire fiducia nella classe dirigente calabrese. Vogliamo continuare a credere che chi è stato eletto dal popolo calabrese, per ridare dignità ad una regione fin troppo martoriata, eserciti il proprio mandato per creare condizioni di vita libera e democratica”.
La capacità della ‘ndrangheta di infiltrare sempre di più la sfera politico-amministrativa degli enti locali calabresi è stata sottolineata anche dalla Relazione semestrale della Dia al Parlamento, che riguarda il primo semestre del 2014. Gli episodi di condizionamento che affliggono gli enti locali calabresi, evidenzia la relazione, sono diventati una ciclica emergenza che perdura da tempo e che pone, anche nel 2014, la Calabria quale regione interessata dal più alto numero di provvedimenti di scioglimento di Comuni per infiltrazione mafiosa. Ma il fenomeno, avverte la Dia, non è circoscritto alla Calabria. Dunque, prosegue la Relazione, “non deve essere sottovalutata la specifica capacità della criminalità calabrese di infiltrare enti ubicati in aree anche lontane sfruttando presenze consolidatesi da decenni anche a seguito di immigrazione“.
