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Annegò nella piscina di Campagnano, cinque indagati per la morte del piccolo Giancarlo

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COSENZA – Chiuse le indagini sulla morte del piccolo Giancarlo Esposito, il bimbo di 4 anni annegato lo scorso mese di luglio nella piscina comunale di Campagnano.

Il sostituto procuratore di Cosenza, Maria Francesca Cerchiara, ha iscritto nel registro degli indagati cinque persone. I fatti che lasciarono sgomenta l’intera città, risalgono al 2 luglio scorso quando il piccolo Giancarlo, al suo primo giorno nella “Kinder Garden” stava giocando e divertendosi con gli altri bambini. In pochi minuti però, si sarebbe poi verificata la tragedia immane dalla quale, ovviamente, scattò un’indagine al fine di accertare le cause della morte del piccolo e soprattutto il perchè di quel ‘trasferimento’ di Giancarlo nella piscina per la riabilitazione. In pochi minuti, il bimbo venne trovato riverso nella vasca e i soccorsi furono inutili.

Inizialmente era stato ipotizzato un malore che portò all’annegamento ma secondo il pm, non sarebbe andata proprio così. Giancarlo sarebbe morto per «negligenza, imperizia e imprudenza» del responsabile della piscina, Carmine Manna, legale rappresentante della Cogeis, società che gestisce la struttura sportiva. “Carmine Manna – è scritto nel provvedimento – avrebbe consentito l’ingresso di 20 bambini di età compresa tra i 4 e i 6 anni all’interno della piscina fisioterapica, che non risultava idonea perchè profonda più di 60 centimetri”. Le altre persone indagate sono Franca Manna, coordinatrice dello spazio “Kinder Garden” e le educatrici Luana Coscarello, Martina Gallo e Ilaria Bove.

L’accusa è di concorso in omicidio colposo. Dalle indagini è emerso inoltre che il bimbo non sapeva nuotare, e che sarebbe stato trasferito in quella vasca senza alcuna condizione di sicurezza. “Franca Manna, coordinatrice e organizzatrice del corso di Kinder Garden – riporta il provvedimento – avrebbe affidato lo stesso alle tre educatrici indagate e prive delle idonee capacità professionali per il salvataggio dei bambini in acqua, e avrebbe anche omesso di predisporre per i bimbi che non sapevano nuotare – tra cui il piccolo Giancarlo – dispositivi anti annegamento”. A loro volta Luana Coscarello, Martina Gallo e Ilaria Bove non avrebbero valutato le condizioni del piccolo prima di immergerlo in acqua, cioè se Giancarlo sapesse nuotare, e non si sarebbero accorte che il bimbo stesse annegando nè sarebbero intervenute tempestivamente per salvarlo. I cinque indagati (difesi dagli avvocati Marcello Manna e Concetta Coscarella) hanno ora i classici venti giorni di tempo per produrre memorie difensive o chiedere al pm di essere interrogati. I genitori di Giancarlo invece, sono rappresentati dall’avvocato Ugo Ledonne.

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