Il racconto di una donna in attesa che ha chiesto di evitare una fila di più di 100 persone e, inizialmente, le è stata negata la precedenza
COSENZA – “Precedenza a donne in gravidanza, bambini, persone disabili e anziani”. Nella maggior parte degli uffici pubblici, supermercati, Posta, patronati, ecc. campeggia tale scritta, ma farla rispettare è un optional. Cambia la location, ma le storie delle donne in attesa sono tutte le medesime: è rarissimo che una qualsiasi persona in fila le dia il diritto di precedenza, tanto meno funzionari pubblici o addetti oltre lo sportello, pronuncino una parola in tal senso; per la maggior parte dei casi si fa finta di non saper leggere o di non vedere.
Capita poi, come a Cosenza, che nella stessa struttura ospedaliera non esista proprio tale cartello e ci si senta dire “Non importa che è incinta, deve fare la fila come tutti gli altri”. Questo è ciò che è accaduto ad una donna in gravidanza, questa mattina presso il Cup di Cosenza. Certo non si pretende di dover passare a tutti i costi, ma con una gravidanza a rischio e quasi 180 persone in fila, sarebbe un dovere morale prima che un diritto, quello di dare la precedenza. In quasi tutte le città d’Italia funziona così, ma la nostra città è arretrata anche in questo. Per comprendere meglio ecco il racconto della signora.
L’agente, gentilmente e con pacatezza, mi ha spiegato che esiste un regolamento affisso nella struttura, che vieta di fare foto e che quindi le avrei dovute cancellare davanti a lui, altrimenti avrebbe dovuto avvisare la Questura. Ovviamente ho cancellato le foto, ma almeno l’agente ha chiesto allo sportello di darmi la precedenza. Così è stato. Ecco quello che succede, ma come al Cup in molti altri luoghi. Si parla tanto di tasso di natalità basso, ma fare un figlio oggi è estremamente complicato, non vi è nessuna tutela per le donne in gravidanza. Ovviamente questo della precedenza è il minor problema. Solo un esempio di una serie infinite di difficoltà: a partire dalle discriminazioni sul posto di lavoro, dalle continue visite e analisi senza alcuna agevolazione (che sono molto salate), a finire alle piccole cose, come il posto a sedere in autobus o la precedenza davanti gli sportelli. D’altronde, in una città dove chiunque parcheggia nei posti destinati ai disabili, dove la sanità è al collasso totale, il senso civico e morale si è estinto anni e anni fa, non stupisce che dare la precedenza a una donna incinta sia considerata l’eccezione.”
Proprio per questo ci si domanda: è davvero sempre necessario dover rivendicare una propria “agevolazione” agitandosi, arrabbiandosi e strappandola con le unghie e con i denti? Come in tutti i casi della vita, dipende dalle singole personalità ma soprattutto dipende molto dalla fortuna!
