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Centro Cuore Reggio Calabria, un esempio perfetto di corruzione a spese dei cittadini

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REGGIO CALABRIA – La vicenda è solo la punta di un iceberg.

“Nel nostro Libro bianco sulla corruzione in Sanità abbiamo messo nero su bianco tutte le voci di spesa in grado di rivelare un accordo corruttivo tra amministrazione sanitaria e fornitori di servizi. A Reggio – afferma, in una nota, Francesco Macchia, presidente dell’Istituto per la promozione dell’etica in Sanità – sono stati capaci di andare oltre, impiegando decine di milioni di euro per non approdare a nessun risultato concreto per i cittadini. Purtroppo per i cittadini calabresi – prosegue – il Sistema sanitario regionale non brilla per efficienza. Secondo i nostri dati è l’ultimo a livello nazionale per soddisfazione dei pazienti e capacità di attirare soggetti residenti in altre Regioni. La nuova Giunta regionale ha sicuramente molto da fare per eliminare questo triste primato. I fatti di Reggio sono l’ennesimo monito per la classe politica. Non ha senso continuare a procrastinare la discussione delle proposte di legge con cui si propone un inasprimento delle pene per chi si macchia di reati contro la pubblica amministrazione”. “La sanità pubblica – conclude Macchia – deve smettere di essere terreno di conquista per malapolitica e corruttori”. L’episodio a cui si riferisce Macchia riguarda il Centro Cuore che doveva nascere a Reggio Calabria come centro d’eccellenza, all’avanguardia per la prevenzione e la cura delle patologie cardiovascolari ma dopo essere stato ultimato nel 2011, non è mai entrato in funzione. Adesso la Guardia di Finanza ha segnalato alla Corte dei conti 6 funzionari pubblici per un presunto danno erariale di circa 40 milioni di euro.

 

L’appalto, affidato dalla direzione della “Bianchi-Melacrino-Morelli” nel marzo del 2010, prevedeva un esborso totale di 18.031.862,00 euro, per la realizzazione delle infrastrutture, comprensive di arredi e, soprattutto, per la fornitura di avanzate e costose apparecchiature biomedicali, acquistate mediante la stipula di un contratto di locazione finanziaria. A bandire la gara d’appalto era stata la stessa ’Azienda Ospedaliera “Bianchi-Melacrino-Morelli” nel 2006. La commissione giudicatrice, nel valutare le offerte proposte da tre Associazioni Temporanee d’Impresa, aveva aggiudicato l’appaltoall’ATi “Siemens Medical Solution S.p.a.”, con un’offerta di quasi 13 milioni di euro più I.V.A., “chiavi in mano”. Una delle concorrenti, fa ricorso al T.A.R Calabria che verrà accolto determinando l’annullamento dell’aggiudicazione della gara. Aggiudicati i lavori all’ATI ricorrente “GE Medical System Italia S.p.A. – Edilminniti” il “Centro Cuore” è stato ultimato e collaudato nel dicembre 2011, a cinque anni dall’indizione della gara d’appalto, ma non è mai entrato in funzione per l’impossibilità di assumere personale determinata dall’intervenuto Piano di Rientro dal disavanzo della spesa sanitaria della Regione Calabria

 

Intanto la Sanità pubblica sta ancora pagando con un leasing da 18 rate di oltre mezzo milione di euro l’una, oltre alle spese per la manutenzione onerosa (quella gratuita è ormai già scaduta) di macchinari mai utilizzati – avrebbe potuto arginare l’annoso fenomeno della mobilità passiva ultraregionale per patologie cardiovascolari, i cui costi finiscono per ricadere, ancora una volta, sulla Regione Calabria. Senza contare le ipotetiche risorse finanziarie che sarebbero potute derivare – al contrario – dall’aumento della mobilità attiva, offrendo servizi e cure sanitarie d’eccellenza a pazienti provenienti da altre regioni. Il tutto mentre si costringono i calabresi a migrare per curarsi costando ai contribuenti circa 39 milioni di euro l’anno che scivolano dalle casse regionali al di fuori della Calabria. Il Centro Cuore ha al suo interno un reparto dotato di due sale operatorie (di cui una ibrida), 10 posti letto di degenza e altrettanti di terapia intensiva, sala multimediale, ambulatori e locali. Le Fiamme Gialle reggine hanno ricostruito la vicenda, individuando la responsabilità nei ritardi degli iter procedurali, nonché nella mancata previsione delle risorse finanziarie per l’assunzione del personale specializzato, che hanno, infine, precluso l’attivazione del Centro Cuore. Le uscite annuali per il mantenimento della struttura, stimate in oltre 7 milioni e mezzo di euro, in caso di attivazione del Centro avrebbero fatto invece fatto risparmare alla Sanità calabrese diversi milioni di euro spesi, invece, per le cure fuori Regione.

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