Il Gip Branda ha ordinato al Pm di formulare il capo d’imputazione nei confronti della ginecologa.
COSENZA – E’ questo l’esito dell’udienza camerale dello scorso 20 novembre relativa all’opposizione promossa dai genitori del bimbo morto nel 2013 presso l’Ospedale di Cosenza, contro l’archiviazione richiesta da parte del Pubblico Ministero. Il Gip Francesco Luigi Branda ha ordinato la formulazione del capo di imputazione nei confronti della ginecologa che, oltre a essere di turno in quel drammatico giorno, era anche la ginecologa di fiducia della parte lesa. La storia, drammatica, è quella di due giovani coniugi che persero il proprio neonato all’Annunziata di Cosenza. Secondo il Gip dunque serve un approfondimento dibattimentale nei confronti del medico, rilevando che gli stessi consulenti del Pm avrebbero evidenziato che la ginecologa, nel prescrivere il tracciato cardiotocografico – poi, di fatto mai effettuato – ne riconosceva la sua importanza predittrice, ma, allo stesso tempo, ometteva del tutto di monitorare la partoriente.
Per come si svolsero i fatti, non solo non fu eseguito il tracciato, ma non venne effettuata nemmeno la semplice “auscultazione” del battito cardiaco del bimbo, né tantomeno valutate le condizioni cliniche della giovane donna. Il Gip, dopo aver esaminato tutta la documentazione, ha rilevato come siano state incomplete e generiche le tesi dei consulenti del Pm, che non rispecchiano un’accurata analisi del caso concreto in esame, mentre le parti offese, con il loro consulente, prof. Sergio Funicello, hanno confutato le loro asserzioni, producendo una documentazione scientifica attestante l’assoluta rarità dei casi in cui la presenza di un nodo vero conduca a morte prenatale.
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