I comitati di residenti hanno manifestato ricordando al Ministro dei Beni Culturali le condizioni di degrado in cui verte il centro storico
COSENZA – Il Ministro ignora i crolli, ma i cittadini con un corteo che ha attraversato corso Telesio hanno ricordato le condizioni dei palazzi pericolanti del centro storico. Al temine della manifestazione il Comitato Piazza Piccola ha parlato con il ministro dei Beni Culturali sottolineando che i vicoli sono una latrina e i residenti rischiano quotidianamente la vita. Durante il colloquio è stata letta una missiva in cui si sintetizzano la situazione di degrado in cui verte Cosenza Vecchia. “Oggi parlo solo di Cosenza”. E’ stata la prima cosa che ha detto il ministro dei Beni e delle Attività Culturali, Dario Franceschini, arrivando al ridotto del teatro Rendano di Cosenza, dove ha presentato il suo libro “Disadorna e altre storie”. “Non mi sono posto un obiettivo: mi diverto a scrivere, e’ un modo di prendersi degli spazi di libertà rispetto alla vita di tutti i giorni, raccontare storie è davvero una grande opportunità – ha detto Franceschini – è come andare in altri tempi, vivere altre vite, essere altre persone”. L’ispirazione, ha detto il ministro, “viene leggendo, frequentando, dalla politica poco”. Dario Franceschini, nel pomeriggio, ha incontrato anche alcuni esponenti del Comitato di salvaguardia del centro storico di Cosenza, per discutere delle possibilità di recupero di alcune strutture.
ECCO IL TESTO DELLA LETTERA AL MINISTRO
Cosenza condivide con altre città del sud una struttura e uno sviluppo che parte e risente della presenza di un nucleo antico intorno al quale si è sviluppata la città nuova in tempi successivi. La bellezza e l’importanza assoluta e indiscussa di questo nucleo viene quotidianamente messa a rischio dall’incuria che è inutile attribuire a questa o a quella delle amministrazioni passate, almeno nel senso che non esime nessuno, per la sua parte, a prendersene cura qui e ora. La distinzione tra pubblico e privato, tormentone che inizia e termina ogni discussione tra l’Amministrazione e i gruppi di cittadini che la interrogano sul problema, è giusto -in senso- letterale, o forse no; comunque si incaglia di fronte al fatto che se l’impossibilità di curare olisticamente la città fosse vera in senso assoluto, sarebbe vano ogni intervento quando il bene pubblico, come di fatto è, sorge a ridosso, sopra, sotto altri edifici ‘privati’ che con il loro degrado e il loro stato di pericolosità attirano nella loro sfera anche il pubblico risanato.
I tentativi, numerosi, accorati e accompagnati da proposte e azioni di alcuni gruppi di abitanti del centro storico stanno subendo un ulteriore colpo, in negativo. Da un lato, l’Amministrazione fornisce sempre le solite risposte intitolate all’impotenza, affiancate però dalla messa in atto di progetti per la città che escludono in ogni caso il centro storico, inteso come luogo in cui molti noi vivono, lavorano, vorrebbero fare la spesa, camminare sicuri, svolgere tutte le attività quotidiane che nulla hanno a che fare con ‘eventi’, happening, invasioni culturali calate (nome omen) da fuori.
Dall’altro, la Sovrintendenza più volte coinvolta, risponde opponendo la –giusta ma ottusa- ridda di leggi e norme che forniscono il destro, oltre alla atavica mancanza di fondi, per giustificare l’ibernazione di ogni possibile intervento. Noi cittadini, al centro tra scelte che non condividiamo e un’inazione che permette solo ai crolli di crollare e agli incendi di incendiare, chiediamo con tutta la forza della democrazia partecipata di essere parte diligente di processi virtuosi possibili: ripristinare la decenza e la bellezza nel crollo di via Gaeta, trovare una soluzione culturalmente rispettosa per le rovine di Piazza Toscano, mettere in atto dei piani di recupero per gli edifici ancora abitabili, adibiti a civile abitazione al di fuori di speculazioni più o meno nascoste, per esempio. Molti sono disposti, e lo hanno già dimostrato, a investire su questa idea di centro storico.
LA LETTERA CHE PARLA DELLA VITA DEI RESIDENTI: “BAMBINI CHE GIOCANO TRA I RIFIUTI”
Da quando sono nato, vivo a Cosenza, più precisamente nel centro storico, a Vico Santa Lucia. Posso affermare che qui non vengono molti turisti, anzi di solito la gente cerca di evitare questo posto, forse a causa delle innumerevoli famiglie maro’, o perché considerato “pericoloso”, senza nulla d’importante o bello da vedere, un luogo destinato a crollare con lo scorrere del tempo. Sono sedici anni che vivo qui e posso dire che questo posto non è più pericoloso di un altro e se si conoscesse un po’ di più questo luogo, sicuramente molte più persone verrebbero a visitarlo.
La verità è che la gente non sa cosa ci sia qui, non conosce i numerosi monumenti che si trovano qui e che, soprattutto, ogni singola casa è un “monumento” sopravvissuto per anni e anni anche senza le varie ristrutturazioni compiute nel corso del tempo, spessi muri di pietra che se visti da fuori possono sembrare pericolosi ma da dentro danno una sicurezza, come poche case riescono a dare. Altissimi palazzi che offrono una vista mozzafiato, per non parlare poi delle varie chiese. Siamo giudicati in vari modi, c’è chi ci considera tutti mafiosi o persone sicuramente poco di buono; la verità è che le persone giudicano ciò che non conoscono e l’ignoranza che ci ha complicato la vita fin dalle origini continua ancora una volta ad arginarci la via e a offuscarci il futuro.
Questa mia testimonianza ha proprio lo scopo di offrire alla gente la versione di una persona che ci è nata e vissuta per 16 anni. A poco a poco le varie amministrazioni comunali di Cosenza (e non il passare del tempo) stanno sgretolando il centro storico, dichiarando monumenti e abitazioni inagibili e pericolanti, invece di spendere i denari per ripararle. I bambini qui nascono in condizioni pessime, nascono tra spazzatura e ferri arrugginiti, non è proprio il luogo perfetto dove giocare, eppure loro si adattano, come facciamo tutti, basta davvero poco per renderli felice. Molti genitori qui hanno paura di mandare i loro figli fuori a giocare perché qui un bambino che corre, che salta, rischia di farsi male davvero.
Non ci sono parchi dove giocare, un luogo che agli occhi dei bambini possa sembrare “un mondo per adulti”, bar, pizzerie, ristoranti e per chi non ha la possibilità di comprare giocattoli o anche solo di dar loro un occhiata mentre giocano, diventa una sofferenza profonda, non solo per i bambini che non riescono a svagarsi e a sentirsi come tutti gli altri, ma anche per i genitori che si sentono impotenti. Guardare negli occhi un bambino che vive qui non è facilissimo, basta farli arrabbiare un secondo che ti rinfacciano tutto, facendo dei confronti che nessuno dovrebbe mai fare; un bambino che vive qui non dovrebbe sentirsi più sfortunato di uno che vive da un’altra parte eppure, fin da piccoli, si impara a non aver paura di ciò di cui normalmente le madri insegnano ad aver paura.
La nota positiva è che ci sono molti bambini qui e che almeno la compagnia non manca per poter giocare con altri bambini; e nel momento in cui gli altri bambini non vogliono giocare ci sono sempre i cari amici a quattro zampe che non ti abbandonano mai. Io e tutti quelli che abitano qui desideriamo che questo posto diventi un luogo migliore; ci piacerebbe vedere un luogo dove bambini e adulti possano stare bene, un luogo in cui i turisti possano venire da altre zone del Paese solo per visitare il Centro storico. Mi piacerebbe vedere un piccolo parco, o comunque un terreno dove i bambini possano giocare tranquillamente, senza spazzature o arnesi con cui possano farsi male; vorrei vedere le case tutte distrutte diventare come erano un tempo, vorrei che lo Stato spendesse una minima parte dei soldi che ha per riparare le abitazioni e i monumenti che ci sono qui, invece di mettere una semplice striscia gialla e indicare l’abitazione come inagibile.
Vorrei che i postini portassero le lettere nel quartiere, invece di chiamarci e dirci di uscire da quel posto, manco fosse il covo del diavolo. Vorrei che questo posto ricevesse un po’ d’amore, non solo dalle persone che ci abitano, ma anche dalle altre persone che decidano di venire qui, anche solo per mangiare un panino, perché questo posto è davvero stupendo e noi che ci abitiamo e lo guardiamo con gli occhi chiusi lo capiamo. Le persone non dovrebbero pensare di abitare in questo posto solo perché si vive un momento di grave crisi economica, ma dovrebbero pensare di venire qua, con la propria famiglia, perché innamorate del territorio e magari pensare di poter tranquillamente pranzare e cenare in un ristorante all’aria aperta, con i cani che passano e scodinzolano e i bambini che corrono e guardando lanciano sorrisi”.
