VIBO VALENTIA – Le indagini, coordinate dalla Dda di Catanzaro, si sono sviluppate a riscontro delle dichiarazioni di un nuovo collaboratore di giustizia.
Due ordinanze di custodia cautelare in carcere sono state eseguite e carico di esponenti della cosca dei “Piscopisani”, operante nel territorio della provincia di Vibo Valentia. Gli arrestati sono ritenuti mandanti e esecutori materiali dell’omicidio di Fortunato Patania, considerato il boss dell’omonima cosca di Stefanaconi, ucciso nella sua stazione di benzina nel settembre del 2011 nella faida tra cosche vibonesi. Le due persone arrestate stamane dagli agenti della squadra mobile di Catanzaro sarebbero uno degli esecutori materiali dell’omicidio ed un complice che avrebbe recuperato i killer sul luogo delitto. Gli arrestati sono Francesco Labella, 42 anni, ritenuto uno dei killer, e Michele Russo, 26 anni, accusato di essere il complice. Ai due è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catanzaro che ha accolto la richiesta della locale Dda.
Gli arresti di oggi costituiscono una prosecuzione delle indagini della Dda di Catanzaro che nelle settimane scorse ha portato al fermo del trentenne di Piscopio Rosario Battaglia ritenuto il mandante del delitto. Rosario Fiorillo di 25 anni è stato invece arrestato con l’accusa di aver agevolato la fuga dei killer, mentre Raffaele Moscato è stato ammanettato perchè individuato come l’esecutore materiale dell’eccidio. Michele Fiorillo e Annunziato Patanaia sono invece accusati di favoreggiamento nei confronti dei presunti killer. L’omicidio sarebbe scaturito dalla vendetta per l’uccisione dell’agricoltore Michele Mario Fiorillo. La vittima, incensurata, era parente dei Fiorillo di Piscopio oggi arrestati i quali per vendetta avrebbero ucciso il boss Fortunato Patania di cui due presunti assassini, Francesco Scrugli e Davide Fortuna furono freddati a colpi d’arma da fuoco l’anno successivo.
Secondo le indagini inoltre, Fortunato Patania, doveva essere sfigurato con un kalashnikov per vendetta. E’ quanto ha riferito uno dei killer dell’omicidio, Raffaele Moscato, che ha iniziato a collaborare con la Dda di Catanzaro dopo il suo arresto avvenuto il 6 marzo scorso. L’omicidio di Patania, sarebbe stato eseguito secondo il pentito materialmente da Francesco Labella e dallo stesso Moscato. Labella era armato di un kalashnikov ed aveva il compito di sfigurare il boss perché doveva essere ben riconoscibile che si trattava della risposta all’uccisione di Michele Mario Fiorillo assassinato alcuni giorni prima a Francica (Vv). Durante l’agguato il Kalashnikov imbracciato da Labella si inceppò e Patania fu ucciso solamente con i colpi di pistola sparati da Moscato. Dopo l’omicidio, Michele Russo prelevò lo zio, Francesco Labella, con un motorino per riportarlo a casa. Russo, secondo la ricostruzione degli inquirenti, avrebbe visto lo zio che era armato del kalashnikov oltre l’incendio dell’automobile usata per l’agguato mortale nei confronti di Pantania. Il Questore di Catanzaro Giuseppe Racca ha evidenziato che “l’operazione compiuta stamane è importante perché fa piena luce su un efferato delitto commesso in una faida tra cosche mafiose”. Il procuratore aggiunto del capoluogo Giovanni Bombardieri ha affermato che “siamo riusciti a ricostruire passo dopo passo la preparazione e l’esecuzione dell’omicidio di Patania. Con le dichiarazioni del nuovo pentito si riesce a fornire una chiave di lettura a molte vicende che sono già alla nostra attenzione”.
