“Convochi gli attori del settore intorno ad un tavolo, senza dimenticare lavoratori e famiglie e magari aggiunga al confronto il Procuratore Gratteri”
CATANZARO – Le famiglie dei malati di Alzheimer, riunite nel comitato “I Quartieri”, lanciano un appello al commissario Massimo Scura affinchè intervenga sul Piano Demenze e Rsa calabresi. Di seguito il testo integrale della missiva, scritto da Alfredo Serrao, presidente “I Quartieri”.
“Stimato Dott. Scura, oggi si terrà nel Suo ufficio la riunione operativa indetta dal sindaco di Catanzaro, Sergio Abramo, unitamente ai vertici della regione Calabria, quelli dall’Asp competente e delle Aziende Ospedaliere cittadine, con l’intento di trovare una soluzione, si augura non tampone, al deficit di funzionalità del Pronto soccorso del Pugliese di Catanzaro. Come più volte si è evidenziato il problema della mancata funzionalità delle strutture sanitarie è strettamente correlato a scelte di indirizzo politico mancate – la creazione dell’integrazione aziendale per la costituzione della AO Dulbecco – a resistenze nel panorama medico ospedaliero, ma soprattutto da una strategia che interviene sulla fase acuta della malattia, senza identificare una seria programmazione sulle cronicità delle patologie. Tanto premesso e facendo riferimento a l’ultima – l’ennesima – inchiesta pubblicata sugli organi di informazione nazionali (La Stampa del 29.01.2018 “L’Alzheimer è un emergenza non potete abbandonarci”) desideriamo richiamare la Sua attenzione proprio sullo stato dell’arte in Calabria, delle malattie neurodegenerative, come l’Alzheimer, che diversamente dall’allarme sociale ormai contingente nella penisola, da noi passa sottotraccia e viene consegnato al silenzio! Un silenzio che ha connotazioni di possibile criminalità, che derubrica questa malattia – l’Alzheimer – alla stregua di un raffreddore (?)
Siccome così non è, ma soprattutto considerato che quanto si agita intorno al suo DCA 118/2017 è solo la rappresentazione di una parte del ragionamento, riteniamo sia doveroso portare alla Sua attenzione l’altra metà. Quella che è fatta di malattia e di famiglie che vivono sulla loro pelle l’Alzheimer e che, oggi, non sopportano più lo stato delle cose di quanto si nasconde dietro questa malattia e (non) ci abitua a diventare orfani o vedovi/e anzitempo…per una morte già annunciata, nella dimenticanza, nel silenzio, in strutture non operative e strutturalmente pericolose. L’aver congelato il DCA 118 ci consente di invitarLa a voler rivedere i termini dello stesso, dando ascolto anche alle Organizzazioni Sindacali, alle famiglie e non solo alle proprietà delle strutture, perché si rischia di restituire alla Calabria i “classici” ospizi, dove i pazienti verranno posteggiati, peggio di come già accade oggi, in attesa di una morte…forse non giusta. L’azione della struttura commissariale, la Sua in particolare, non può e non deve essere letta come l’ennesimo incidente di percorso che restituisce ai cittadini lo spaccato autentico di quanto uno Stato possa essere soggetto criminale. Questo quadro diventa ancora più pesante in Calabria, dove c’è l’aggravante geografica “meridionale” dove crimine, corruzione e collusione sono una caratteristica bene identificata. Una specie di mafiosità governativa che chiama in correo la politica tutta e che lascia come vittime la malattia ed i tanti anziani, che le Rsa in Calabria dovrebbero assistere e non emarginare.
In Calabria c’è un ipocrisia di fondo sulla malattia – l’Alzheimer – è quella che bisogna soltanto fare “cassa”. E su questa logica tutto appare superfluo, perfino parlare di Lea. Già perché se Lea significa: prevenzione, diagnosi e cura, allora caro dott. Scura sarebbe opportuno da parte Sua, prima di dare attuazione al Decreto 118, verificare di persona lo stato delle Rsa in terra calabra e perché no, magari dare mandato al nucleo di Guardia di Finanza che opera con la struttura commissariale di effettuare blitz a campione. Ne scoprirà delle belle! Quella ipocrisia che indicavamo trova tutti d’accordo: la classe politica, il management sanitario, certa medicina e – non ultima – una buona parte di quella imprenditoria che opera nel settore socio sanitario, per intenderci le Rsa. Per converso le vittime sono e restano i pazienti, il più delle volte fragili, le famiglie ed i tanti operatori sanitari che svolgono la loro professione all’interno delle Rsa calabresi, con la minaccia periodica del “licenziamento” collegato alle scelte ed alle rette decise dal commissario Scura (?) e, con un carico di lavoro – a rischio burnout – la cui pericolosità è significativa per i pazienti e per gli operatori stessi in termini di responsabilità penale.
Sappiamo tutti e lo sa anche Lei, dott. Scura, che le ultime statistiche nazionali ci consegnano, senza vana gloria, l’ultimo posto in classifica, nonostante la regione Calabria abbia da anni recepito il Piano Nazionale delle Demenze. Siamo allo “zero” siderale su Strutture residenziali e Centri diurni per l’Alzheimer e per tutte le malattie neurodegenerative, forse perché attuare concretamente la riforma avrebbe significato mettere in evidenza i deficit – 9 volte su 10 – delle strutture socio sanitarie. La scarsa professionalità interna e perché no, avrebbe corroso quegli interessi radicati che diventano più lucrativi nel mantenere le Rsa onnicomprensive su ogni tipo di patologia: una specie di “pollaio” della malattia! Non creda dott. Scura alle grida di dolore (?) di alcuni imprenditori sanitari, per i quali ha solo valore il ratio della retta, senza considerare che mai hanno investito in formazione – salvo gli attestati fotocopia – che pur di non farsi scoprire in fallo, hanno alzato per risposta lo scalino dell’opacità. Hanno limitato i “minuti” di accesso alle strutture per i parenti (caregiver) in perfetta antitesi ad ogni enunciazione medica e sociale di collaborazione con le famiglie – lo prevede anche il Piano Nazionale sulle Demenze – in base alle linee guida sanitarie riconosciute in tutta Italia.
D’altronde in Calabria siamo sempre all’avanguardia – a retromarcia – pronti a celebrare forme di “mecenatismo” sociale, pur sapendo che tale non è! Non creda dott. Scura a mecenati a “contratto” che spacciano strategie terapeutiche non farmacologiche di tipo psicosociali all’interno delle Rsa, perché questo non è vero. Fatto salvo l’attività con qualche cane pulcioso, spacciato per Pet Therapy, senza alcun addestramento specifico o di qualche mercatino di chincaglieria, magari in spolvero all’interno delle stanze delle istituzioni locali, facendolo passare come attività dei pazienti (?) Gli stessi che vengono posteggiati nelle strutture stesse con il controllo di personale inadeguato e non consono agli standard qualitativi, indipendentemente dalle tabelle attuative del Suo ultimo decreto. Non creda dott. Scura che all’interno delle Rsa – sempre 9 volte su 10 – tutto avvenga nel rispetto della malattia rispettando gli standard di assistenza previsti dagli accrediti al SSN, perché le tabelle di corredo ai vari decreti, non ultimo il citato 118/2017 – indicativi secondo le Sue dichiarazioni – vengono letti dalle proprietà come stringenti ed attuati, caso strano, già da oggi in grande anticipo rispetto all’entrata in vigore del decreto, peraltro al momento sospeso. C’è invece un sistema di “austerity” nonostante il ritorno economico sia di tutto rispetto – supera generalmente i 4 mila euro mensili – tanto che i pazienti “istituzionalizzati” (o catturati) nelle Rsa hanno come sigillo le diagnosi di “malnutrizione e disidratazione”…perché seguaci del Pannella pensiero?
O forse vengono tenuti a “stecchetto” per fare economia sulla pelle dei pazienti, nel silenzio colpevole del sistema (Asp incluse che dovrebbero controllare) e nell’impotenza delle famiglie, tenute fuori dai cancelli delle cliniche lager, che insieme a tutto vedono perpetrare con la leggiadria della ballerina, quello che è e resta un reato penale, chiamasi “maltrattamento” anche di persone incapaci, se già non bastasse! Non è certamente una provocazione questa, ma semmai è un quadro impietoso della realtà, non narrata e non narrabile dagli attori di tutta la vicenda, non narrata da tante famiglie che subiscono in silenzio solo perché hanno paura (?), non narrata dai pazienti che, ahinoi non la possono narrare molte volte e, non narrata dai tanti “lavoratori” sfruttati con turni di lavoro al limite, il più delle volte non retribuiti con regolarità – magari con decine di mensilità arretrate – la cui colpa è sempre ascrivibile alla regione Calabria o alle Asp di riferimento, che ritardano i versamenti…sarà vero? Non creda quindi dott. Scura che il quadro, che il più delle volte le viene prospettato, sia del tutto vero. Alcune enunciazioni, alcune difese del valore della vita, del valore delle persone (quelle sequestrate in alcune Rsa) valgono “zero” se provengono, per come provengono da una sola parte dove il valore del “dollaro” è l’unico metro di comparazione. Non c’è a quella latitudine l’umanità che viene sbandierata, perché i pazienti sono soltanto la composizione di un pallottoliere del profitto, dove medicina e solidarietà sono nella Terra di Nessuno e dove ogni giuramento deontologico è e resta soltanto carta straccia.
Non creda a nulla dott. Scura, non creda nemmeno a noi, che comunque, per quanto possa dispiacere a qualcuno, rappresentiamo un esperienza in parte negativa, rappresentiamo una vita in sospeso all’interno delle Rsa a difesa di un valore umano prima, etico e religioso dopo, se Lei vuole. Rappresentiamo la verità di tante famiglie che ormai fanno con noi rete in questo percorso di malattia e di soprusi. Creda se vuole alle evidenze che sono all’attenzione della Procura della Repubblica o degli organi Polizia Giudiziaria che anche qui, forse, hanno acceso le luci dell’attenzione. Creda dott. Scura a quel valore di giustizia e di trasparenza, che oggi non c’è in sanità generalmente ed ancora di più nelle Rsa, per la colpevole distrazione di chi amministra e dovrebbe controllare il funzionamento delle strutture sanitarie in questione, creda al valore del lavoro che tanti svolgono – OSS ed Infermieri – con cuore e coscienza e che, forse, avrebbero diritto di essere ascoltati. Creda dott. Scura che i soldi dei contribuenti devono essere rispettati, come deve essere rispettata ogni malattia e per questo, un centesimo in più o in meno sulla composizione delle rette nel suo decreto 118/2017, non farà la differenza.
La differenza sarà invece e, Lei lo dovrà pretendere, la qualità della risposta sanitaria ed assistenziale, perché non è pensabile portare i valori di assistenza ad un rapporto superiore di 1 OSS rispetto a 7 pazienti, se ancora vogliamo restare nei livelli equiparati ad altre regioni italiane o rispetto a quelli europei. Non consenta mai più, a chi fa “cassa” di economizzare questi rapporti ad 1 OSS rispetto a 35/40 pazienti – perché questo avviene – in una lettura tutta autentica ed unilaterale di tabelle e di decreti attuativi. Lasci il controllo a chi deputato imponendo di farlo, ma lasci pure e non diventi anche Lei “sordo” a quelle famiglie che lo devono esercitare e che devono avere un riferimento almeno in Lei, visto che chi dovrebbe essere – il Dipartimento regionale alla Salute o le Asp – fanno parte di una logica che resta solo da denunciare. Convochi gli attori del settore intorno ad un tavolo, senza dimenticare “i lavoratori” e “le famiglie” e magari aggiunga al confronto il Procuratore della Repubblica di Catanzaro, il dott. Gratteri, sarebbe un contributo utile ed anche ulteriormente garantista per Lei, per la sua azione e per tutti noi. E lo è di più, perché si verrebbero ad acquisire ulteriori notizie – magari notizie di reato – o violazioni di legge, che aiuterebbero a scoperchiare questo Vaso di Pandora che ne i malati, ne la Calabria vuole più conservare come un oracolo sacro, visto che sacro proprio non è.”
