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Rende, l’acqua del Parco Santa Chiara e i costi per l’imprenditore ‘fantasma’

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L’accesso al parco sarà gratuito, ma chi lo gestirà spenderà almeno tre milioni di euro l’anno. Ancora nessuna offerta pervenuta

 

RENDE (CS) – Il ‘gioiellino’ del Principato è ancora in cerca di un gestore. Terminati i lavori il parco acquatico di Santa Chiara è stato collaudato da oltre un anno, ma le sue vasche finora sono risultate utili solo ai canadair che le hanno usate la scorsa estate per spegnere gli incendi. Per entrare in funzione infatti serve un imprenditore facoltoso, che investa nell’opera, per lanciarne le attività. Ad oggi, nessuna offerta è pervenuta al Comune di Rende che ha indetto un bando internazionale per affidare il parco in concessione per nove anni. Tra pochi giorni, il 1° marzo, si apriranno le buste, ma non pare vi siano imprenditori pronti a prendersi carico della struttura. A fronte di un irrisorio canone annuo di 10mila euro da corrispondere all’amministrazione comunale, i costi fissi annui saranno di almeno tre milioni di euro, con trecentomila euro solo per la fornitura di energia elettrica e 450mila euro per gli arredi e gli allacci delle utenze. Una spesa enorme che il Comune di Rende era consapevole di non poter sostenere sin dal momento della sua progettazione.

 

IL PROGETTO, I COSTI E I SERVIZI DEL PARCO ACQUATICO SANTA CHIARA

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IL PROGETTO, I COSTI E I SERVIZI DEL PARCO ACQUATICO SANTA CHIARA

 

L’idea sembrerebbe sia nata nel 2005 durante la degenza di Sandro Principe in ospedale, dopo l’aggressione subita durante l’inaugurazione della Cattedrale di San Carlo Borromeo. Il parco acquatico doveva rispondere alle esigenze dei cittadini che con la crisi economica non avevano più modo di trascorrere lunghe villeggiature fuori città. L’acqua sarebbe stato l’elemento attrattivo con il lago navigabile (dove vi saranno sei barchette a noleggio) e la piscina all’aperto, il resto dei servizi invece avrebbero offerto possibilità di svago a 360° dal centro benessere al ristorante. I terreni, di proprietà del notaio Gisonna, furono espropriati al costo di un milione e mezzo di euro. I duecento ulivi che ospitava, all’inizio dei lavori di sbancamento, sono stati espiantati, invasati e depositati in un magazzino di via Ponte Crati a Cosenza per essere usati, al bisogno, dal Comune di Rende.

 

Su questi sette ettari è stato costruito con 18 milioni e 500mila euro il parco acquatico con hall-bar; tecnotown; auditorium; piscina Spa coperta; campo polivalente calcetto-basket-tennis; campo miniaturgolf; area giochi per bimbi; palestra (compresa di attrezzature) – Spa; ristorante sul lago; bacino navigabile con pontili; bacino balneabile con spiaggia; aree verdi; viali pedonali e carrabili. Il valore stimato dell’infrastruttura è di 24 milioni 335mila euro. Il concessionario, come previsto dal bando, dovrà garantire l’ingresso gratuito degli utenti al parco durante le ore di apertura. Gli utenti pagheranno soltanto qualora dovessero usufruire dei singoli servizi. Il Comune di Rende, da contratto, avrà la disponibilità gratuita delle strutture contenute nel Parco Acquatico per manifestazioni sportive, ludico ricreative, culturali (20 giorni l’anno per la tecnotown, 20 giorni per gli spazi all’aperto, 20 giorni per l’auditorium).

 

La gestione sarà considerata ad ogni effetto servizio pubblico e non potrà essere sospesa o abbandonata arbitrariamente. Chi vincerà la gara dovrà provvedere in tutto e per tutto alla conduzione degli impianti, con particolare attenzione agli impianti idraulico, elettrico e per trattamento acqua. Per la pulitura della piscina verranno usati i sistemi tradizionali, mentre per il laghetto si farà ricorso alla fitodepurazione attraverso piante che filtreranno le acque e le riverseranno nel bacino da una cascata che ne permetterà il riciclo per l’irrigazione del parco. Ogni anno il gestore dovrà poi trasmettere all’amministrazione comunale una relazione sull’andamento delle attività con indicazione dell’afflusso al parco e il grado di apprezzamento da parte dei cittadini. La struttura dovrebbe creare più di cento posti di lavoro una volta entrata in funzione.

 

L’ACQUA POTABILE DEL LAGO ARTIFICIALE E LA SICCITA’

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L’ACQUA POTABILE DEL LAGO ARTIFICIALE E LA SICCITA’

 

La siccità che ha colpito anche Rende negli ultimi mesi ha fatto sorgere scetticismi sull’approvvigionamento idrico del parco acquatico. Durante la sua costruzione sono stati creati nove nuovi pozzi, altri due pozzi saranno affittati al gestore per un costo annuo di 700 euro. L’acqua infatti non sarà prelevata né dal Crati né dal Campagnano, ma da una delle falde freatiche ‘pure’ presenti sul territorio rendese che, come ha spiegato dal sindaco Marcello Manna qualche settimana fa in Consiglio comunale, soffre la carenza idrica in quanto “dipendiamo per quasi il 90% dall’Abatemarco perché le risorse idriche di Rende sono inutilizzabili a causa della contaminazione da metalli pesanti. Nè a Roges nè a Santo Stefano di Rende abbiamo sorgenti potabili”. Invece la potabilità e l’ottima qualità dell’acqua utilizzata per riempire i bacini è già stata certificata dalle analisi chimio-fisiche e batteriologiche fatte eseguire dalla Milano Costruzioni nel corso dei lavori. Una risorsa preziosa che servirà per alimentare il lago artificiale da 20mila quadrati (21.150 metri cubi) e la piscina all’aperto da 60 metri di diametro (3.900 metri cubi) con oltre 25 milioni di litri d’acqua.

 

In via teorica, l”oro blu’ poteva essere convogliato in un acquedotto e redistribuito tra i cittadini a scopo alimentare, pare però che nessuno si sia preoccupato di considerare questa opportunità analizzando la rete idrica esistente. Eppure gli addetti ai lavori ben conoscevano il sottosuolo di Santa Chiara dove è presente un bacino idrico che lo stesso ingegnere della Milano Costruzioni Mauro Valerio non ha esitato nel definire come ‘abbondante e incontaminato’. Nonostante ciò verrà usato esclusivamente per alimentare il Parco Acquatico che, in quanto tale, comporterà un altrettanto ‘abbondante’ consumo delle risorse idriche. In base ad una stima forfettaria i costi per il servizio idrico a carico del gestore supereranno i 10mila euro l’anno. Pochi spiccioli per chi si accinge a gestire l’infrastruttura che, come da disciplinare di gara, dovrà avere un fatturato storico complessivo negli ultimi tre anni di 2 milioni e 700mila euro.

 

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