Un libro che racconta il dolore di un evento sconvolgente, improvviso e definitivo che stravolge la vita di una famiglia. Un libro diventato spettacolo e che il prossimo 28 marzo sarà portato in scena a Cosenza per sostenere l’associazione “La Terra di Piero”.
COSENZA – “Ciao Caterina. Lettera sulla soglia” scritto da Tiziana Iaquinta racconta la sua storia e quella di Caterina, una donna e una figlia, la cui esistenza è stata stravolta dalla perdita del compagno “di una vita” e del padre della loro amata. Un amore immenso grande quanto il dolore per la sua scomparsa. Un libro incredibile, scritto da Tiziana Iaquinta nel 2011, intenso, sconvolgente, da cui nasce poi uno spettacolo teatrale intitolato proprio “Ciao Caterina“. Un libro nato come una ‘piccola cosa’ – spiega l’autrice – e con l’intento di dare sfogo ad un dolore soggettivo quello di una donna, che ha deciso di regalare alla propria creatura, Caterina quando il tempo, inesorabile, avrà fatto il suo dovere sbiadendo i ricordi. Ma non è più soltanto un libro; è diventato uno spettacolo teatrale e addirittura un ambito di studio (pedagogia del dolore e quindi educazione dei giovani al “saper soffrire”).
L’autrice del libro, Tiziana Iaquinta, racconta ai microfoni di Rlb, i contorni dello spettacolo, dedicato all’associazione intitolata a Piero Romeo, e svela anche i prossimi progetti
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“Eravamo Felici” – L’elaborazione del dolore nei bambini
“Ciao Caterina. Lettera sulla soglia”, è affiancato da un mese da un altro testo che si chiama “Eravamo Felici”. Entrambi i testi hanno uno spunto autobiografico ma in “Eravamo Felici” la protagonista è la Caterina del primo libro, quella bambina che ha perso il suo papà quando aveva 8 anni, e che racconta e mette insieme tutte le domande che un bambino si fa in circostanze tragiche: “Ho dato una veste narrativa al libro con l’obiettivo di farlo arrivare agli adulti, soprattutto ai docenti per sottolineare quanto è importante consentire ai bambini l’elaborazione del dolore non negando loro le risposte, adeguate all’età su temi difficili. Molte volte siamo noi adulti che non riusciamo rispondere a quelle domande perchè non abbiamo noi elaborato il dolore”.
