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Cosenza, bullismo: 100 giorni di stampelle per un 12enne

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La denuncia di una madre coraggio contro il sistema che non tutela le vittime. Un video su Facebook che in meno di sette giorni ha superato i 10mila click

 

COSENZA – E’ una madre coraggio, ma anche una madre indignata e arrabbiata. Il figlio è vittima di bullismo. Ma è stato coraggioso ad affidarsi all’affetto e alla cura dei genitori, di sua madre, quando un giorno lo trovò per strada, a terra, dopo essere stato pestato dai compagni. Perché sono 100 giorni che porta le stampelle. A dodici anni non è facile capire la cattiveria dei bambini, dei suoi compagni. Ma ti domandi perché questa vita ti ha scelto per essere vittima di qualcosa che non hai chiesto e che avresti potuto evitare se solo i genitori di questi bambini li avessero educati in modo diverso, più rispettoso, con una cultura diversa. Questa madre coraggio ha seguito la strada giusta, quella della legge, per cercare di punire non tanto la materialità del gesto che per quanto sia terribile e violento non avrebbe lo stesso effetto della punizione della motivazione. Riuscire ad educare alla legalità ed al rispetto. Questa sarebbe stata la finalità dei genitori del 12enne che ad oggi ancora non hanno trovato la parola fine. Forse è giunto il momento che il legislatore metta mano lì dove è necessario, e cambiare le regole verso una società che ancora poco comprende la parola bullismo e soprattutto gli effetti devastanti che crea nella vita di chi inizia ad affacciarsi al domani, di chi, dovrebbe essere il domani del mondo.

La mamma coraggio (la foto qui a lato ritrae la madre come si presenta nel video, ndc), ha deciso di denunciare. «E’ stato difficile mettersi in gioco». Un atto di coraggio fatto per il figlio. «Ho timore quando lui esce ed ho paura. Purtroppo continua ad essere infastidito». Per un anno e mezzo i genitori hanno taciuto in silenzio sperando che «intervenissero adeguatamente… intervenisse la dirigente della scuola. Cosa che non è stata fatta. Si è arrivati al cyber bullismo con un video prima e poi si è arrivati a menarlo fuori dalla Scuola – spiega la mamma-. E’ vero che il gesto è successo fuori dalla scuola, ma è una conseguenza di quello che è avvenuto nella scuola. Ci sono stati 100 giorni di prognosi. Tre mesi con le stampelle e in tutto questo non c’è stato una persona di quella classe che ha chiesto come stava il bambino. Si sono girati tutti dall’altra parte».

Quindi questa ennesima storia triste parte dai banchi di scuola e non finisce con un pestaggio e due stampelle, ma continua con messaggi e telefonate. E i genitori del branco rimangono inermi, senza prendere un minimo di provvedimento per cambiare qualcosa. La mamma coraggio decide quindi di denunciare pubblicamente aprendo una pagina facebook “Bullismo mai più”, tramite la quale, in poco meno di una settimana dalla pubblicazione del messaggio – denuncia, ha superato le diecimila visualizzazioni.  «C’è il sostegno dell’onorevole Napoli e quello di diverse categorie che combattono questo male oscuro».

«Il bambino viene preso di mira, temo che dalle lesioni succeda qualcosa di grave. Sono preoccupata da mamma. Ci sono procedimenti avviati in corso. Per quanto mi sforzi a fargli ritrovate la serenità perduta, le telefonate contribuiscono a riaffiorare vecchi ricordi che lo destabilizzano. Prima ero contraria a farne una comunicazione di massa. Arriva un punto in cui uno bisogna fermarsi e se i genitori non lo capiscono bisogna farglielo capire». All’inizio la mamma del 12enne aveva scritto una lettera di getto nel pronto soccorso, in un momento di rabbia, proprio mentre era ricoverata per via di un malore causato in conseguenza del dramma che ha colpito la famiglia. «Sono preoccupata che possa succedere altro. Fermare questa gente che potrebbe continuare a ledere non solo mio figlio ma anche altri bambini. Ritenevo ci fossero solo le vie legali, noi siamo persone perbene. Ma mi rendo che questa gente persevera; continuano a fare queste telefonate che lo stanno distruggendo».

E così la madre coraggio denuncia, con l’amore di madre verso il figlio, ma con il coraggio di chi agisce per dare forza al cambiamento e combattere un male oscuro che imperversa in un mondo fatto di poco dialogo, troppo consumismo; un mondo “senza briglie” che viaggia sull’online dove c’è poco spazio ai veri sentimenti, al dialogo, alla crescita dei sani principi.

 

 

IL VIDEO DENUNCIA

Sulla pagina Facebook, la mamma coraggio, senza svelare la propria identità per tutelare la serenità del figlio, pubblica un video di denuncia che riportiamo di seguito: «Ultimamente sto molto male, mi arrabbio spesso. Sapete perché? Perché mio figlio è da 100 giorni con le stampelle. E scusate se è poco. Soprattutto senza un perché. O forse c’è un perché. E la gente infame che non conosce cosa sia il rispetto per l’altro. Gente che si permette di calpestare la dignità altrui. Gente priva di savoir-faire che giudica alle spalle, senza avere l’eleganza di tacere. Indossano tutti vestiti griffati, ma non conoscono quella che è la signorilità dell’animo. Si professano tutti brave persone, vanno in chiesa, puntuali, ogni domenica. Allora perché i loro figli sono così prepotenti, maleducati e arroganti, omertosi, che fanno solo numero e non sanno fare la differenza. Tanto, quello che è successo, è successo a mio figlio, non è successo a loro.

la copertina della pagina facebook

E così mio figlio, la vittima, diventa il problema; io, la madre della vittima sono esagerata. Perché non capisco…non capisco che era solo un gioco. Sì, per quegli ipocriti era solo un gioco. Schernire, ghettizzare, isolare, offendere, deridere, filmare…fino ad arrivare a menare un bambino di soli 12 anni. Perché per loro le parole si buttano così al vento. Ma le parole a volte hanno delle lame così profonde che lasciano delle cicatrici peggiori delle stampelle. Questa per me è gente senza valore, gente che merita il mio più profondo disprezzo. Sì, sono imbufalita. Sapete perché? Perché non intendo lasciare correre, perché nessuno ha il diritto di fare tutto questo. Inizialmente mi sono domandata se era giusto fare questo video; volevo tacere; ma il dolore di una mamma è troppo forte e il mio cuore si ribella a tutto questo. Tutte le volte che mio figlio è tornato e mi ha abbracciato e mi ha detto con le lacrime agli occhi “ma perché mamma, perché non mi lasciano stare, che cosa vogliono da me”. Tutte le volte che si sveglia e ha gli incubi e urla, urla! E quando l’ho trovato riverso per terra. L’hanno lasciato lì, da solo! Non hanno avuto nessuna pietà. Neanche l’umiltà di chiedere scusa. Perché per loro è una parola troppo grande chiedere scusa. Loro non conoscono cosa sia l’educazione.

Ho provato a dimenticare. Ad andare avanti, Ma non ce la faccio. Perché tutto questo non ha un perché. Per te un figlio è tutto. Per te un figlio è la tua ragione di vita. Io voglio che mio figlio cresca un uomo per bene, non sfiduciato, non rancoroso, ed è per questo che non posso lasciare correre. Voglio sbattervela in faccia la verità, ve la voglio urlare. A voi che siete dei perbenisti del cavolo perchè avete cercato di far sentire sbagliato mio figlio. Mio figlio non ha nulla di sbagliato. Fatevi un esame di coscienza se ce l’avete una coscienza. Non si può insegnare ad un figlio ad insultare gli altri. Ma io non ce l’ho con i bambini. I bambini non hanno nessuna colpa. Ce l’ho con gli adulti. Perché invece di ridere quando sono maleducati, invece di redarguirli, di richiamarli, giustificano ogni loro malefatta. E restano lì, indifferenti. Se questa è la società civile, non è così che voglio costruire la società civile dei miei figli. Voglio che i miei figli imparino cos’è il rispetto per gli altri e che i miei figli capiscano cos’è il rispetto dei figli degli altri.

Imparate a rispettare gli altri. Perché quello che viene fatto ai vostri figli, loro lo faranno alla società. E mentre tu stai lì e in silenzio soffri, soffri il dolore di una mamma, in lontananza senti le loro frasi, i loro commenti, i loro pettegolezzi, i loro giudizi che tra un festino e l’altro, si permettono di sputare sentenze. Per loro sono parole. Ma non hanno la sensibilità di capire. Perché nessun bambino dovrebbe subire questa terribile esperienza. Ogni bambino a dodici anni, l’età dell’adolescenza, l’età in cui dovrebbe vivere sereno e spensierato. Alcuni mi dicono: ne uscirà fortificato, non ti preoccupare mi sento dire. Ma mi sono detta perché in questo modo? Perché questo incubo? Mi ritenevo una cattolica. Una cattolica praticante. Ma la carità cristiana non regge di fronte a questo male gratuito. E’ una sofferenza per una madre e non devono restare impunite queste persone perché la colpa non è dei bambini, la colpa è degli adulti. La colpa è della scuola. La colpa è di quegli insegnanti che avevano il dovere di richiamare questi bambini; Di quegli insegnanti che dovevano fare la differenza e non l’hanno fatta.

La colpa è dell’immobilismo della scuola, dell’indifferenza della gente, di tutti quei genitori che prima si vantano dicendo “oh mio figlio è nella fantastica splendida seconda; poi quando vedono un bambino con le stampelle si girano dall’altra parte. Nascondono la propria figlia perché non deve vedere quel compagno. E’ possibile tutto questo? No, tutto questo non si può giustificare. E tutto questo lo intendo urlare e gridare ad alta voce. E sapete perché lo faccio? Non solo per mio figlio. Ma lo faccio per tutti quei ragazzi che non hanno il coraggio di parlare; per tutti i ragazzi che ogni giorno subiscono; per tutti i ragazzi che non hanno le mamme che hanno il coraggio di parlare. E dico a MIO FIGLIO E A TUTTI QUESTI RAGAZZI, SIATE FORTI, SIARE CORAGGIOSI. Non vi curate del giudizio di chi non sa capire, di chi non sa apprezzare il diverso. Ragazzi andate avanti realizzate i vostri sogni, siate dei veri uomini. Portate rispetto ai propri figli. Urlo, urlo e intendo urlare ancora la verità, perché nessun altro figlio di mamma possa passare quello che ha passato mio figlio.

Una mamma indignata, una mamma profondamente arrabbiata

 

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