Quattro le assoluzioni tra cui Franco Muto, ritenuto il boss di Cetraro e Angelo Mosciaro che per 14 anni si è sempre dichiarato innocente
PAOLA (CS) – Francesco Muto, Angelo Mosciaro, Rosa Santoro, Giuliani Mario, Walter De Seta e Ariosto Artese, in primo grado erano stati condannati, ma la difesa, nel corso dell’istruttoria dibattimentale ha dimostrato fatti e documentazione per cui la Corte di Appello di Catanzaro, presieduta dal giudice Bianchi, a latere Garofalo e Saraco, ha riformato la sentenza emessa nel marzo del 2014 dal Tribunale di Paola in assoluzioni e diminuzioni di pene.
In primo grado l’accusa, rappresentata dal pubblico ministero della distrettuale Luberto, a gennaio del 2014, durante la requisitoria, chiese una condanna per Angelo Mosciaro, Walter De Seta e Ariosto Artese a 5 anni di carcere, Franco Muto otto anni, Rosa Santoro e Mario Giuliani 4 anni e 6 mesi. La sentenza emessa dal Tribunale di Paola, due mesi più tardi, condannò i 15 imputati. Franco Muto, ritenuto il boss di Cetraro fu assolto dal reato di usura ma condannato a quattro anni di carcere per associazione a delinquere di stampo mafioso. A Muto fu riconosciuta la continuazione con una precedente condanna subita nel 1995, di cui scontò la pena, determinando l`abbattimento della stessa da otto a quattro anni. Angelo Mosciaro fu condannato a un anno e sei mesi, Ariosto Artese a due anni, Rosa Santoro e Mario Giuliani a un anno e otto mesi, Walter De Seta a due anni e quattro mesi. La difesa fece ricorso in appello. Ieri la Corte si è pronunciata con una sentenza di riforma a quella emessa dal Tribunale di Paola. Assolto Angelo Mosciaro perché il fatto non sussiste; Assolti Franco Muto, Rosa Santoro e Mario giuliani per non aver commesso il fatto; Assoluzione per un capo di imputazione per Ariosto Artese Walter De Seta, mentre riduzione di pena per un altro capo di imputazione rispettivamente ad un anno e sei mesi ed un anno e otto mesi di reclusione
Il caso Mosciaro “assolto” dal pentito in aula
Giorgio Cavaliere, il collaboratore di giustizia dichiarò: “Io ho accusato una persona che non centra niente, io a questo Mosciaro neanche lo conosco”. Dopo 14 anni Angelo Mosciaro, incensurato, difeso dall’avvocato Antonio Quintieri, dipendente dell’agenzia del territorio per ciò che compete i servizi relativi al catasto, è finalmente libero da un incubo. L’uomo ha sempre professato la sua innocenza, ma servì a poco. In udienza preliminare, dietro documentazioni e fatti dimostrati dal legale di fiducia, fu prosciolto. Ma la Procura distrettuale antimafia di Catanzaro ricorse in appello e la Suprema Corte rinviò gli atti al Tribunale di Paola e il processo presieduto dal giudice Del Giudice portò alla condanna. Angelo Mosciaro fu sottoposto anche a misura cautelare in carcere per un anno
Ed oggi la formula assolutoria “perché il fatto non sussiste”, comprova quella professata innocenza urlata nelle aule del Tribunale per 14 anni. Per i giudici del Tribunale di Paola Mosciaro fu colpevole di usura con l’aggravante dell’articolo 7 (metodo mafioso), per avere prestato soldi provenienti “dall’usura esercitata dal noto criminale Emiliano Mosciaro” (deceduto, fratello dell’imputato), fatti questi che non aveva nessun nesso con la persona di Angelo Mosciaro. La difesa rinunciò alla prescrizione del reato decidendo, insieme all’imputato, di andare avanti e ricorrere in appello. Una decisione che, alla fine, ha premiato il lavoro della difesa, con una dimostrazione netta dell’innocenza di Mosciaro
