Site icon quicosenza

Omicidio nel campo rom, fermato presunto autore. La vittima voleva sedare una lite

camporom POLIZIA

La persona fermata è un trentunenne, anche lui residente nel campo rom dove è avvenuto l’agguato

 

LAMEZIA TERME – La Polizia di Stato ha sottoposto a fermo il presunto autore dell’omicidio di Luigi Berlingieri, il 51enne morto giovedì in ospedale dopo essere stato raggiunto da un colpo di fucile al volto sparato nel campo rom di Lamezia Terme. Il fermato è Salvatore Amato, di 30 anni individuato da personale della Squadra mobile di Catanzaro e del Commissariato lametino. Anche lui vive nel campo rom. L’uomo avrebbe sparato con un fucile detenuto illegalmente. E’ accusato di omicidio, porto abusivo di arma e ricettazione della stessa arma.

La vittima uccisa nel tentativo di sedare una rissa

Berlingieri sarebbe stato ucciso perchè avrebbe tentato di sedare una lite che aveva visto coinvolte, una ventina di persone. Il cinquantenne morto nell’ospedale di Lamezia Terme non sarebbe, dunque, uno dei protagonisti della lite, ma avrebbe solo tentato di fermare quanto stava avvenendo nel campo rom di Scordovillo. Il particolare è emerso nel corso della conferenza stampa a cui hanno partecipato il procuratore di Lamezia, Salvatore Curcio, il questore di Catanzaro, Amalia Di Ruocco, e Marco Chiacchiera, attualmente alla guida del Commissariato di polizia di Lamezia.

Per l’omicidio e’ stato posto in stato di fermo Salvatore Amato, 30 anni, anch’egli residente nel campo rom. Sarebbe stato lui a sparare due colpi di fucile, imbracciato durante la lite che avrebbe coinvolto una ventina di persone. L’arma era nascosta nell’intercapedine di un albero vicino l’abitazione di Amato. La lite, secondo quanto ricostruito, sarebbe avvenuta a causa di un quad che avrebbe scorrazzato nel campo, infastidendo i presenti.

Berlingeri sarebbe intervenuto per sedare la lite, ma uno dei due colpi di fucile sparati all’impazzata lo avrebbe raggiunto al volto. Amato e’ fuggito insieme al fratello, coinvolto anch’egli nella lite, quindi e’ stato rintracciato ventiquattro ore dopo grazie alle indagini della polizia. L’uomo si nascondeva a casa di una zia nel quartiere Ciampa di Cavallo.

Il procuratore Curcio ha ricostruito la vicenda, evidenziando: “Amato ha esploso due colpi di fucile, movimentando diciotto pallettoni in un contesto spaziale limitato per la presenza di venti persone e assumendosi il rischio che questi colpi potessero cagionare l’evento che poi si e’ verificato. Dopo il fatto ha cercato di sottrarsi all’arresto, lasciando la propria abitazione insieme al fratello Massimo, anch’egli coinvolto nella vicenda. Nell’interrogatorio – ha aggiunto – ha parzialmente ammesso i fatti, senza spiegare come sia venuto in possesso dell’arma, se non con una versione che riteniamo non credibile”.

Exit mobile version