A darne notizia pubblicamente sono i due imputati sui social insieme in una foto davanti l’ingresso del Tribunale bruzio
COSENZA – Il processo al Filorosso, avviato dalla demolizione dei capannoni al Polifunzionale dell’Università della Calabria, giunge al termine dopo sette lunghi anni con l’assoluzione per i due imputati Andrea De Bonis e Daniela Ielasi, due attivisti dello storico centro sociale. I fatti risalgono al 2011 e le accuse, lo ricordiamo, sono occupazione di suolo pubblico, interruzione di pubblico servizio e furto di energia elettrica. In particolare i due erano stati accusati in concorso tra loro di invadere arbitrariamente al fine di trarre profitto, gli immobili di proprietà dell’università della Calabria, denominati “Capannoni Morteo N-M”, occupandoli con attrezzature destinate stabilmente allo svolgimento di pubblici spettacoli e di altre forme di intrattenimento, nonché alla somministrazione di alimenti e bevande; cagionavano ripetute interruzioni e, comunque, arrecavano, in più occasioni, turbamento allo svolgimento delle attività didattiche in corso presso i capannoni “C – D – F” della Facoltà di Farmacia della Università della Calabria; mediante derivazione con condutture volanti dell’impianto elettrico dell’Unical, si impossessavano di energia elettrica sottraendola al predetto ente pubblico.
Un processo che si è “sgonfiato” nel corso dell’istruttoria dibattimentale, in cui la difesa degli imputati, gli avvocati Marcello Manna e Luigi Bonofiglio hanno smontato il castello accusatorio dimostrando l’intera estraneità ai fatti. In una delle ultime udienze tenutasi lo scorso 25 gennaio riportata da “Fatti al Cubo” si legge : “Davanti al giudice, De Vuono, sono comparsi i testimoni citati dalla difesa, i docenti Unical Domenico Cersosimo ed Elisabetta Della Corte. La lista dei testi (tutti docenti Unical) era più lunga, ma il giudice ha ritenuto di sentire soltanto due testimonianze, visto che si trattava della medesima circostanza.
Il professore Cersosimo ha descritto il Filorosso come “una delle associazioni più longeve, una vera istituzione dell’ateneo”, che negli anni ha organizzato innumerevoli iniziative per la qualità della vita nel Campus, svolgendo “una funzione civica oltre che culturale” per l’università e il territorio. Della Corte ha ribadito la dimensione collettiva di quella esperienza di autogestione, ispirata a principi comunitari e non utilitaristici. “Confesso che quella esperienza è stata uno dei motivi per cui ho deciso di rimanere all’Università della Calabria”, ha raccontato la ricercatrice”. Oggi l’epilogo con una assoluzione netta, di una vicenda che, nella sfortuna, ha unito i due imputati che su Facebook scrivono: “Ci sarebbe da dire e scrivere tanto, sulle ragioni e sui torti, sulla tenacia, sulla dignità, ma oggi semplicemente festeggiamo. Oggi l’unico fatto che sussiste siamo noi”.
