Bombe d’acqua, tombini che non ce la fanno a contenere la pioggia torrenziale, strade allagate e smottamenti. Non c’è niente di straordinario nel maltempo delle ultime ore, ma è la natura che non ha più i suoi spazi
COSENZA – Carlo Tansi, responsabile della Protezione Civile regionale calabrese, ancora una volta sottolinea questo aspetto, il più importante: “abbiamo tolto alla natura i suoi spazi e lei fai il suo onesto lavoro, e se li riprende”. Questo il vero problema di una regione dove l’uomo ha fatto ciò che ha voluto per anni, senza pensare alle conseguenze. Ieri intanto, le zone di Joppolo e Nicotera ma non solo, hanno affrontato i disagi e i danni di precipitazioni che sono possibili in questo periodo ma se capitano in zone dove prima c’erano fiumi e torrenti ed ora ci sono case, ovvero di “proprietà della natura”, si verificano gli allagamenti.
Il responsabile della protezione civile calabrese, che da sabato scorso fa avanti e indietro per gestire l’emergenza, stamattina spiega che la situazione “oggi è in netto miglioramento nel Vibonese perchè le piogge si sono attenuate anche se nel pomeriggio è prevista ancora qualche concentrazione, una cella temporalesca tipicamente estiva e imprevedibile come posizione; dobbiamo prepararci a rispondere ad un’eventuale altra situazione d’emergenza”.
E poi sottolinea il vero problema del nostro territorio: “La Calabria è caratterizzata da circa 1000 bacini idrici e qui, quando si concentrano quantitativi di acqua come quelle di ieri, che vengono dette bombe d’acqua (che si verificano di mattina o nelle ore centrali e più calde), è come versare il contenuto di una damigiana in un bicchiere, tutto in una volta. Il bicchiere non fa in tempo a sopportare questo carico d’acqua e l’acqua di conseguenza tracima, come è successo ieri. Il bacino si satura soprattutto nelle aree dove erano presenti in passato i corsi d’acqua, fiumi e torrenti, e che ora, sono stati occupati dall’uomo”.
Carlo Tansi è intervenuto per fare il punto della situazione questa mattina, ai microfoni di Rlb
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Nicotera e Joppolo: dopo gli allagamenti il rischio frana
“Se non mi mettono in condizione di lavorare mi dimetto”
“In passato – racconta – la Protezione civile non era in mano ai tecnici ma ai politici. C’erano 91 telefonisti che stavano dietro alle scrivanie. Oggi la protezione civile è più tecnica e operativi, ci sono ingegneri, geologi, tecnici. Ma non basta. C’è bisogno di altri tecnici, di persone che vanno in campagna a verificare situazioni di criticità dove la gente può morire. Una protezione civile adeguata alle situazioni di rischio. Dobbiamo pensare ai nostri figli. Le scuole in caso di terremoto devono tutelare i nostri figli, e ieri abbiamo tutelato la vita di decine di migliaia di vibonesi. Dobbiamo ognuno prenderci le responsabilità per le proprie competenze”.
