Un giro di estorsione ed usura con prestiti di denaro che spaziavano dalle 100, 200 euro ai 30 mila euro, con interessi trimestrali fino al 17%, pari a 5 mila euro
COSENZA – “Faenerator”, usura ed estorsione a Cosenza, oggi primi interrogatori di garanzia in carcere davanti al Gip Branda. Il blitz scattato alle luci dell’alba di mercoledì scorso a cosenza e nell’hinterland ha portato all’esecuzione di 14 misure cautelari, 3 in carcere, 5 ai domiciliari e 6 obblighi di firma. In tutto sono 18 gli indagati per 42 episodi tra usura ed estorsione. Questa mattina sono stati sentiti Giuseppe De Rose 64 anni Cosenza, difeso dall’avvocato Cristian Cristiano, gravato da numerose condanne, accusato di essere ricorso alle minacce per costringere la vittima alla restituzione del denaro prestato ad usura; Leonardo Lucia, 64 anni Cosenza, difeso dall’avvocato Emiliano Iacquinta, per gli inquirenti sarebbe l’usuraio che ha posto in essere il maggior numero di condotte in danno di soggetti diversi, dimostrando spiccata capacità e particolare dedizione all’attività usuraia; Salvatore Pati 67 anni, nato ad Amantea e residente a Cosenza, difeso dall’avvocato Angelo Pugliese, secondo le accuse ha posto in essere condotte connotate da particolare violenza per costringere la vittima ad eseguire i versamenti imposti.
Lucia e Pati si sono avvalsi della facoltà di non rispondere; De Rose ha risposto alle domande; ha ammesso i rapporti e la consegna delle somme ma ha sottolineato di non esserci stata nè una richiesta, nè una corresponsione di interessi. Per i tre indagati detenuti in carcere gli avvocati hanno predisposto istanza di riesame. Nel caso specifico di De Rose, l’avvocato Cristiano ha presentato istanza di diversa misura cautelare anche in ragione delle dichiarazioni rese. Nella stessa giornata è stato sentito anche Pasquale Giudice 52 anni residente a Mendicino, difeso dall’avvocato Valentina Spizzirri, agli arresti domiciliari con l’accusa di essersi resi responsabili di plurime condotte di usura, protratte nel tempo. anche Giudice ha risposto alle domande. Lunedì sarà la volta degli indagati sottoposti alla misura cautelare degli arresti domiciliari Fernando Patitucci, Bartolomeo Bevilacqua, Alessandro Morrone, Francesco Di Sanzo, Francesco Abbruzzese.
Le indagini sono state avviate a seguito della denuncia presentata da due commercianti, titolari di una storica gioielleria del centro città, vittime di usura. Le attivita’ investigative hanno permesso di documentare una capillare rete di soggetti anche con precedenti specifici che, perfettamente aderenti al tessuto sociale cittadino, elargivano a privati e commercianti deboli ed in condizioni di grave disagio economico, prestiti a tassi usurari. Secondo gli inquirenti Gli indagati, inseriti nel locale contesto criminale, non esitavano a fare ricorso a ripetute minacce e ad atti di violenza fisica pur di conseguire i proventi illeciti derivanti dalla restituzione delle somme lievitate in ragione degli interessi, che venivano applicati in percentuale esponenzialmente superiore a quelli soglia fissati dal vigente decreto ministeriale. Le indagini non sono concluse; durante il blitz i carabinieri della compagnia di Cosenza diretta dal capitano Passaquieti, in particolare il Norm che ha portato avanti le attività investigative al comando del tenente Petrocchi, hanno rinvenuto nelle varie abitazioni documenti tra cui rubriche con all’interno segnate somme in dare ed avere e assegni post datati che potrebbero aprire nuovi filoni investigativi
LA DENUNCIA DEI PROPRIETARI DELLA GIOIELLERIA
Il racconto delle vittime proprietarie di una delle gioiellerie storiche della città bruzia su fatti risalenti al 2015: “Negli ultimi due anni vista la crisi economica abbiamo accumulato un debito con la concessionaria Rolex di circa 280 mila euro. Il debito iniziò per colpa di un cliente che non pagò l’acquisto di orologi per 70 mila euro. Successivamente si sono accumulati altri piccoli debiti. La Rolex iniziò a chiedere il pagamento anticipato degli orologi per la messa in vendita sul mercato». Secondo le dichiarazioni fatte agli inquirenti, i proprietari chiesero un prestito all’amico e cliente Fernando Patitucci di 30 mila euro il quale acconsentì alla richiesta chiedendo la restituzione della somma prestata più gli interessi di 5 mila euro entro i tre mesi successivi». In più mesi vennero restituiti dieci mila euro e nel contempo Patitucci si recava ad acquistare bigiotteria non pagando l’equivalente in accordo con i proprietari in virtù del prestito pattuito. Ad ottobre del 2016 ci fu la prima richiesta di restituzione del prestito o parte di esso; ma i proprietari non furono in grado di ottemperare all’impegno stabilito. Patitucci continuò pressanti richieste di restituzione del debito fino all’estinzione totale che avvenne a maggio del 2017.
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