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Omicidio Marincolo “U biondo” fu ucciso per vendicare la morte di “Bella-Bella”

francesco marincolo omicidio con macchina

Fu ucciso a bordo di una Fiat Cinquecento mentre percorreva via Lazio, a Cosenza. In macchina con lui viaggiava Moretti ferito agli arti inferiori. I killer lo affiancarono a bordo di una moto ed esplosero dieci colpi di pistola. Marincolo morì per shock emorragico

 

COSENZA – L’omicidio Marincolo, soprannominato “U biondo”, avvenuto il 27 luglio del 2004 a Cosenza, a soli 42 anni, porta in carcere quattro persone e ne indaga sei. Finiscono dunque dietro le sbarre Carlo Lamanna, Giovanni Abruzzese, Mario Attanasio e Umile Miceli (difesi dagli avvocati Gianluca Acciardi, Antonio Quintieri, Marcello Manna, Giorgia Greco). Indagati i collaboratori di giustizia Daniele Lamanna fratello di Carlo, e Adolfo Foggetti. Tra gli indagati risulta anche Michele Bruni, oggi deceduto, figlio di Bella Bella. E la morte di Marincolo è da ritenersi legata proprio a quest’ultimo, per vendicare l’omicidio del padre Francesco senior Bruni (Bella – Bella) ucciso il 29 luglio del 1999.

Per tutti si legge nell’ordinanza, l’accusa è, “in concorso morale e materiale tra loro, in esecuzione di un unico disegno criminoso, deliberato e cagionato la morte di Francesco Marincolo, affiliato al clan Lanzino; Umile Miceli eseguiva i sopralluoghi e gli spostamenti di Marincolo nei giorni immediatamente precedenti l’azione omicidiaria, informando di ciò Michele Bruni e attivando i killer la mattina dell’agguato, dopo aver individuato la vittima; Mario Attanasio procurava nei giorni precedenti l’omicidio tra il 25 e il 27 luglio 2004, la moto poi utilizzata per commettere l’azione e metteva a disposizione la semiautomatica calibro 9×21”. Poi l’esecuzione eseguita da Michele Bruni a bordo della moto condotta da Carlo Lamanna, nei confronti del Marincolo, attingendolo mortalmente con la semiautomatica 9×21, causandogli uno shok emorragico. Con l’aggravante della premeditazione e dell’aver agito in più di cinque persone, con metodo mafioso al fine di agevolare l’associazione mafiosa Bruni – Zingari operante in Cosenza. E ancora sono accusati “di aver cagionato il ferimento di Adriano Moretti, in quel momento in compagnia di Marincolo, attinto da colpi di arma da fuoco solo agli arti inferiori, che gli procuravano la frattura della tibia e perone della gamba sinistra con ritenzione proiettili e ferite alla gamba destra su cui venivano riscontrati due fori di ingresso d’arma da fuoco; di avere illegalmente detenuto e portato in luogo pubblico la pistola semiautomatica 9×21 utilizzata per l’agguato.

IL FATTO

Il fatto omicidiario rappresenta l’ultimo episodio della guerra tra il gruppo Bruni e l’allora clan confederato Cicero – Lanzino. Come fu accertato nell’operazione “Anaconda” che colpì il gruppo Cicero, nel 2006 venne raggiunta una tregua fondata sulla spartizione equa dei proventi delle attività illecite e su un patto di belligeranza, tra gli esponenti dei gruppi Bruni, Cicero e Walter Gianluca Marsico  e Gianfranco Bruni “u tupinaro” del gruppo Lanzino – Ruà. A ricondurre gli inquirenti agli odierni indagati per l’omicidio di Marincola sono state le dichiarazioni rese dai pentiti Vincenzo Dedato, Giuliano Serpa, Carmine Cristini, Edyta Kopaczynska, moglie di Michele Bruni, Adolfo Foggetti, Franco Bruzzese e Daniele Lamanna, in un arco temporale di tempo che va dagli anni 2007 fino al 2016

L’omicidio d'”u biondo”, 42 anni, originario di Spezzano Albanese e il ferimento di Adriano Moretti, 38 anni avviene intorno alle 8.30 del 28 luglio 2004 in via Lanzino a Cosenza, a bordo di una Fiat Cinquecento. Moretti all’epoca dei fatti rese delle dichiarazioni “La vittima insieme al Moretti viaggiava sulla propria autovettura, guidata dallo stesso Marincolo. Quest’ultimo venne affiancato sul lato sinistro da una motocicletta, una enduro Yamaha di colore bianco (poi accertata essere stata rubata a Paola) con a bordo due individui, quando il passeggero della motocicletta esplose numerosi colpi di pistola contro il Marincolo uccidendolo.  Nella sparatoria rimase ferito Moretti che sedeva lato passeggero”. La squadra mobile che intervenne sul posto trovò l’auto ancora a motore acceso, la portiera lato passeggero aperta, al posto guida il corpo senza vita di Marincolo, con il capo reclinato sulla destra e con vistose macchie ematiche sul petto, sul collo e sul braccio destro. Il Moretti non era in macchina perchè soccorso ed accompagnato al pronto soccorso dell’ospedale Annunziata dove gli furono riscontrate ferite di arma da fuoco agli arti inferiori. Durante il sopralluogo furono rinvenuti dieci bossoli di cartuccia per pistola calibro 9×21 e calibro 9×19, e cinque ogive.

Gli accertamenti medico – legali e balistici

La consulenza medico legale accertò la morte per shock emorragico e fratture costali multiple causate da 10 proiettili, mentre il balista osservò che la pistola utilizzata per l’omicidio era identificabile verosimilmente con un’arma a canna corta, una Beretta serie 98 in grado di sparare proiettili 9×21 e 9×19. L’arma non sarebbe stata usata per altri omicidi o fatti delittuosi. Le indagini svolte fecero ritrovare la moto il 16 novembre di quello stesso anno, quindi quattro mesi dopo, abbandonata in un bosco della Sila, ai margini della strada provinciale 107, in una zona ricadente nel comune di Spezzano Sila, ricoperta da fogliame e da fitta vegetazione. La stessa moto fu riconosciuta dal Moretti e risultò rubata sul lungomare di Paola

 

 

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