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Emergenza cinghiali, Coldiretti: «Una vera calamità per l’agricoltura»

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“Sono ormai più di tre anni che sollecitiamo il presidente Oliverio ed il dipartimento Agricoltura sull’emergenza danni da cinghiali che è diventata una vera calamità per l’agricoltura regionale e perciò non si può più perdere tempo”

 

CATANZARO – Lo afferma la Coldiretti che, è scritto in una nota, “più volte ha sottoposto e illustrato alla Regione proposte per un adeguato percorso di diminuzione del numero di cinghiali che ormai hanno invaso tutto il territorio”. “Ma fino ad oggi – afferma il presidente di Coldiretti Poetro Molinaro – registriamo che non sono pervenute risposte all’emergenza. Questo il pacchetto di proposte avanzate: modifica della L.R. n°9 del 17/5/1996; aggiornamento del Piano Faunistico-Venatorio del 25/6/2003; ridefinire le aree vocate al cinghiale; adozione dei Piani di Controllo e contenimento dei cinghiali; sollecitare gli Enti Parco al censimento della consistenza dei cinghiali ed al loro contenimento; attuare il Piano di Sorveglianza Epideomologica e monitoraggio delle malattie sulla fauna selvatica, con particolare riguardo al cinghiale; attivazione misura 5 del PSR per interventi di prevenzione danni nelle aree agricole maggiormente colpite; allungamento del periodo di caccia con la rotazione delle squadre dei cacciatori; autorizzazione agli agricoltori proprietari e conduttori dei fondi, in possesso di porto d’armi e permesso di caccia, ad effettuare interventi di abbattimento tutto l’anno; sburocratizzare e semplificare le procedure amministrative per velocizzare il risarcimento dei danni agli agricoltori”.

“Ad oggi – ribadisce Coldiretti – vi è stata l’assenza totale di qualsiasi azione politica e/o di interventi straordinari per come richiesti e questo ha comportato, come è facile constatare, rilevanti danni economici e sociali all’agricoltura calabrese. Del resto le norme regionali di oltre venti anni pensate per la tutela e protezione della fauna selvatica, al fine della ricostituzione del patrimonio faunistico, certamente oggi non sono idonee ad interventi efficaci e veloci di contrasto all’emergenza da sovrappopolamento di cinghiali per la difesa delle produzioni agrosilvopastorali. Insomma, su questo fronte, certamente tre anni di latitanza politica che meriterebbe quantomeno le scuse agli agricoltori. Desta stupore e interrogativi che l’azione politica del dipartimento Agricoltura si sia esaurita e concentrata nel commissariamento delle AA.TT.CC. (Ambiti Territoriali di Caccia) e nel trasferimento dell’ufficio caccia regionale dal Settore 5 al Settore 1 del Dipartimento stesso”.

“Per noi è irrinunciabile – insiste Molinaro – continuare a difendere il diritto a coltivare i campi e raccogliere i prodotti. Serve rimuovere velocemente e con coraggio le cause dell’immobilismo politico al dipartimento Agricoltura per lavorare sui dieci punti sopra evidenziati e più volte reiterati; questo è l’unico modo per dare risposte agli agricoltori! In presenza di ulteriori ritardi la mobilitazione della Coldiretti sarà intensificata”. Infine la Coldiretti chiede l’immediato pagamento dei danni subiti dagli agricoltori riferiti al saldo 2015 e alle annualità 2016, 2017 e primo semestre 2018.

 

Legambiente solidale con gli agricoltori 

Esprimiamo la nostra solidarietà e vicinanza agli agricoltori del ‘Comitato per la difesa della dignità dell’agricoltura’ che hanno promosso a Maierato (Vibo Valentia) il 31 Agosto la manifestazione ‘Fateci Seminare’ contro la mancanza di politiche per la gestione del cinghiale e il sostegno al settore agricolo che subisce danni enormi”. E’ quanto si legge in una nota di Legambiente. “I problemi di carattere economico e sociale, oltre che di carattere ecologico, dovuti ai continui danneggiamenti delle colture agricole causati dai cinghiali – prosegue la nota – hanno innescato crescenti ostilità alla presenza della fauna selvatica in generale e insofferenza da parte della comunità residente e degli operatori economici, agricoli e turistici. Siamo solidali con gli agricoltori perché siamo tutti vittime della non gestione da parte della Regione Calabria di un fenomeno causato da politiche venatorie sbagliate di cui paghiamo le conseguenze: gli agricoltori per i danni alle loro attività, gli automobilisti che rischiano la loro incolumità fisica a causa degli incidenti stradali provocati da collisioni con gli animali, tutti noi cittadini che dobbiamo subire un sistema di gestione delle attività venatorie che dilapida soldi pubblici e minaccia la conservazione della biodiversità”.

“La presenza incontrollata del cinghiale in ogni parte del territorio – sostiene Legambiente – sia nelle aree vocate ma soprattutto in quelle non vocate dove l’animale non può assolutamente essere presente, è un fenomeno che riguarda tutto il territorio nazionale, ma questo non giustifica l’inerzia o la superficialità con cui viene affrontato il problema, ed anzi evidenzia come la soluzione è comune perché unica è la causa del proliferare della specie in tutto il Paese. Le cause sono le politiche venatorie sbagliate messe in atto dalle istituzioni preposte e la responsabilità è esclusivamente di una classe politica di ogni schieramento che ha lasciato mano libera ai cacciatori. Per questo apprezziamo che si dica basta ai cacciatori e si richiedano politiche sostenibili per la gestione della fauna selvatica. Inoltre pensiamo che i cacciatori che hanno creato il problema del sovrappopolamento di una specie, definita invasiva, non possano essere quelli che vengono chiamati a risolvere il problema. Si deve dare attuazione ai Piani di gestione del cinghiale, implementando le catture e gli abbattimenti con personale autorizzato ed avviando al contempo la sperimentazione di una filiera dell’utilizzo delle carni di cinghiale, predisponendo e allestendo adeguati centri di raccolta e di lavorazione delle carni ai sensi della Direttiva Comunitaria 853/2004”.

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