“Sono ormai più di tre anni che sollecitiamo il presidente Oliverio ed il dipartimento Agricoltura sull’emergenza danni da cinghiali che è diventata una vera calamità per l’agricoltura regionale e perciò non si può più perdere tempo”
“Ad oggi – ribadisce Coldiretti – vi è stata l’assenza totale di qualsiasi azione politica e/o di interventi straordinari per come richiesti e questo ha comportato, come è facile constatare, rilevanti danni economici e sociali all’agricoltura calabrese. Del resto le norme regionali di oltre venti anni pensate per la tutela e protezione della fauna selvatica, al fine della ricostituzione del patrimonio faunistico, certamente oggi non sono idonee ad interventi efficaci e veloci di contrasto all’emergenza da sovrappopolamento di cinghiali per la difesa delle produzioni agrosilvopastorali. Insomma, su questo fronte, certamente tre anni di latitanza politica che meriterebbe quantomeno le scuse agli agricoltori. Desta stupore e interrogativi che l’azione politica del dipartimento Agricoltura si sia esaurita e concentrata nel commissariamento delle AA.TT.CC. (Ambiti Territoriali di Caccia) e nel trasferimento dell’ufficio caccia regionale dal Settore 5 al Settore 1 del Dipartimento stesso”.
“Per noi è irrinunciabile – insiste Molinaro – continuare a difendere il diritto a coltivare i campi e raccogliere i prodotti. Serve rimuovere velocemente e con coraggio le cause dell’immobilismo politico al dipartimento Agricoltura per lavorare sui dieci punti sopra evidenziati e più volte reiterati; questo è l’unico modo per dare risposte agli agricoltori! In presenza di ulteriori ritardi la mobilitazione della Coldiretti sarà intensificata”. Infine la Coldiretti chiede l’immediato pagamento dei danni subiti dagli agricoltori riferiti al saldo 2015 e alle annualità 2016, 2017 e primo semestre 2018.
Legambiente solidale con gli agricoltori
“La presenza incontrollata del cinghiale in ogni parte del territorio – sostiene Legambiente – sia nelle aree vocate ma soprattutto in quelle non vocate dove l’animale non può assolutamente essere presente, è un fenomeno che riguarda tutto il territorio nazionale, ma questo non giustifica l’inerzia o la superficialità con cui viene affrontato il problema, ed anzi evidenzia come la soluzione è comune perché unica è la causa del proliferare della specie in tutto il Paese. Le cause sono le politiche venatorie sbagliate messe in atto dalle istituzioni preposte e la responsabilità è esclusivamente di una classe politica di ogni schieramento che ha lasciato mano libera ai cacciatori. Per questo apprezziamo che si dica basta ai cacciatori e si richiedano politiche sostenibili per la gestione della fauna selvatica. Inoltre pensiamo che i cacciatori che hanno creato il problema del sovrappopolamento di una specie, definita invasiva, non possano essere quelli che vengono chiamati a risolvere il problema. Si deve dare attuazione ai Piani di gestione del cinghiale, implementando le catture e gli abbattimenti con personale autorizzato ed avviando al contempo la sperimentazione di una filiera dell’utilizzo delle carni di cinghiale, predisponendo e allestendo adeguati centri di raccolta e di lavorazione delle carni ai sensi della Direttiva Comunitaria 853/2004”.
