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Arrestata l’ex responsabile dell’anticorruzione della Regione per… corruzione

e dovere

La Guardia di finanza ha eseguito due misure cautelari tra Calabria e Toscana. Eseguite anche alcune perquisizioni

 

CATANZARO – Sarà il procuratore aggiunto di Catanzaro Vincenzo Campomolla ad illustrare i dettagli dell’esecuzione da parte della Guardia di Finanza di due misure cautelari, agli arresti domicilairi, emesse nei confronti di una dirigente della Regione Calabria e di una imprenditrice del vibonese operante nel settore turistico. Le due donne sono accusate di corruzione e falsità ideologica.

Sembra essere un gioco di parole; in manette è finita l’ex responsabile anti-corruzione della Regione calabria, accusata di corruzione e un’imprenditrice di Ricadi. Il provvedimento è stato emesso dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Catanzaro, dott. Paolo mariotti, su richiesta della Procura del Capoluogo, con i sostituti procuratori Viscomi e Tramonti, coordinati da Gratteri.

VIDEO – Intercettazioni

I particolari dell’operazione denominata “E’ dovere”

All’esito delle attivita’ investigative, nell’ambito dell’operazione denominata “e’ dovere”, sono state raggiunte dall’ordinanza di custodia cautelare degli arresti domiciliari Maria Gabriella Rizzo, 57 anni, dirigente della Regionem, in servizio presso il dipartimento “turismo, beni culturali e spettacolo” della regione calabria e responsabile regionale per la trasparenza e la prevenzione della corruzione. E poi Laura Miceli, 67 anni, imprenditrice della costa vibonese.

Le attività investigative e le articolate indagini tecniche, hanno consentito di riscontrare come la dirigente regionale comunicava all’imprenditrice ricadese informazioni non ancora divulgate riferite a bandi non pubblicati e forniva alla stessa anche attività “consulenziali”.

La dirigente, anche in incontri informali appositamente organizzati, prospettava all’imprenditrice l’evoluzione delle istruttorie di pubblicazione ed i contenuti di bandi regionali finanziati da fondi comunitari destinati al supporto del settore turistico-alberghiero. In un caso (per il quale l’imprenditrice e’ indagata in stato di liberta’ anche per concorso in falso ideologico) cosciente del fatto che il villaggio turistico della Miceli aveva gia’ usufruito di un contributo da 200 mila euro per il “miglioramento ed ampliamento delle strutture ricettive esistenti”, nelle more della pubblicazione di un ulteriore bando, precluso alla Miceli, in quanto aveva gia’ usufruito di tale tipologia di fondi, avrebbe promosso lo stesso la partecipazione dell’impresa, che in concreto gestisce il villaggio, riconducibile sempre alla Miceli, seppure formalmente intestata a terzi.

Le attivita’ investigative hanno anche consentito di accertare che, in un caso, la dirigente regionale si sarebbe personalmente adoperata per “accontentare” la Miceli, bisognosa di avere la liquidazione il prima possibile di una tranche dello stato avanzamento lavori di oltre 130 mila euro. Siccome per un errore contenuto in una scheda tecnica l’effettiva liquidazione dello stato avanzamento lavori da 130 mila scese a 124 mila euro, la Rizzo si senti’ in dovere di spiegare alla Miceli che l’errore non era dipeso da lei.

Le vacanze e il vino

A fronte di tali “servigi” la Rizzo, unitamente ai propri familiari, avrebbe usufruito a spese dell’imprenditrice, di un soggiorno di 5 giorni nel capoluogo toscano, di un soggiorno nel villaggio di Ricadi e di diversi pranzi e di varie donazioni di vino. Nella vicenda si ipotizza il concorso con la Rizzo di un ingegnere (consulente esterno deputato al controllo dei finanziamenti erogati dalla regione al settore turistico) la cui posizione dovra’ essere valutata dal giudice con riferimento alla richiesta di sospensione dall’incarico di collaboratore della regione avanzata dai Pm titolari delle indagini.

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