Ancora una volta la Guardia di Finanza colpisce il patrimonio di noti soggetti che sarebbero legati alle cosche della ‘ndrangheta. Il valore dei beni oggetto della misura è di un milione e 600mila euro
REGGIO CALABRIA – I militari del Comando Provinciale di Reggio Calabria e del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma, hanno eseguito due provvedimenti che dispongono l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale del sequestro su beni immobili e rapporti finanziari per un valore complessivo stimato di circa 1.600.000 euro.
Oggetto del sequestro è il patrimonio intestato e riconducibile a Domenico Chilà di 77 anni, al defunto Giovanni Alampi di 72 anni, e ai rispettivi nuclei familiari costituito da unità immobiliari, terreni e rapporti finanziari/assicurativi. Le figure criminali dei due soggetti erano emerse nel corso delle indagini relative all’operazione “Crimine” in relazione alle cui risultanze, nel corso del 2010, entrambi erano stati destinatari di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere poiché ritenuti responsabili, unitamente ad altre 119 persone, per associazione a delinquere di tipo mafioso, in quanto legati alla “locale” di ‘ndrangheta operante nelle frazioni del capoluogo reggino di “Trunca” e “Allai”.
In tale contesto, per i reati ascritti, i Chilà e Alampi sono stati successivamente condannati; il primo, alla pena di anni 4 e mesi 8 di reclusione, confermata dalla Corte di Cassazione, poiché ritenuto appartenente alla “locale di Trunca” con la dote di “sgarro”, la più alta carica della Società Minore. Alampi invece, alla pena rideterminata dalla Suprema Corte, di anni 6 di reclusione, in quanto ritenuto esponente di vertice della citata “locale di Trunca”.
La Dda aveva così iniziato ad interessarsi agli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata e dalle investigazioni eseguite attraverso la ricostruzione e l’analisi delle transazioni economiche e finanziarie operate – negli ultimi trent’anni – nei confronti anche dei rispettivi nuclei familiari, sono stati accertati patrimoni dei quali gli stessi risultavano disporre, direttamente o indirettamente, il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, nonché le fonti illecite dalle quali i proposti avevano tratto le risorse per la loro acquisizione.
Da qui il sequestro del patrimonio riconducibile a Domenico Chilà, al relativo nucleo familiare, nonché agli eredi di Alampi Giovanni. Complessivamente con i provvedimenti in questione è stato disposto il sequestro di 9 unità immobiliari, 2 terreni, quote di fabbricati, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo stimato in circa € 1.600.000.
