I penalisti della Camera Penale di Cosenza, compatti, hanno partecipato al blocco di quattro giorni di ogni attività giudiziaria, nel settore penale, proclamato dall’Unione delle Camere Penali Italiane
COSENZA – “L’imposizione propinata dal Ministro della Giustizia e dal Governo”, è scritto nel comunicato del Consiglio direttivo dei penalisti del foro bruzio, “è grave ed allarmante, sia per il metodo adoperato -ignorando ogni interlocuzione con gli operatori del diritto- sia per gli effetti devastanti che un processo eterno -senza più limiti temporali- determinerebbe per i diritti del cittadino, tanto imputato quanto vittima”. Forti sono gli argomenti utilizzati dalla Camera penale cosentina, che manifesta viva preoccupazione dinanzi alle intenzioni di riforma dell’attuale esecutivo, ritenute intrise di una pericolosa spirale liberticida, in seguito alla quale vengono seppelliti i diritti costituzionali dell’individuo e riesumate le idee giustizialiste e carcerocentriche del processo inquisitorio e senza garanzie. La società del processo -affermano ad alta voce i penalisti cosentini- attende il reinserimento del reo e non la sua cancellazione dal proprio contesto; dunque, è necessario rammentare al nostro legislatore che non solo la pena ma soprattutto il processo ha nel suo DNA lo scopo della risocializzazione del reo
Ecco le ragioni della “battaglia per i diritti” che la Camera penale di Cosenza, in questi giorni, sta conducendo e condividendo con l’Avvocatura nazionale: evitare il ritorno al medioevo giudiziario. Per questo motivo, al termine delle quattro giornate di astensione, venerdì 23 novembre, una rappresentanza della Camera penale cosentina parteciperà alla manifestazione nazionale organizzata a Roma dall’Unione delle Camere Penali Italiane il cui tema racchiude tutto il senso della battaglia dei penalisti: “Contro il populismo giustizialista; in difesa della costituzione e dei diritti della persona”
