Ieri il gesto forte del sindaco di Amendolara, Antonello Ciminelli, che si è dimesso in segno di solidarietà con i lavoratori socialmente utili e di pubblica utilità e per protestare “contro la mancanza di risposte certe da parte del Governo sulla questione dei precari”.
COSENZA – Ciminelli ieri, insieme ad un gruppo di Lsu e Lpu, dopo aver firmato le dimissioni da sindaco, è sceso in strada in protesta (LEGGI QUI L’ARTICOLO). Il presidio si è svolto lungo la statale 106 jonica e Antonello Ciminelli, ha voluto sottolineare come «da semplice cittadino e lavoratore sono al fianco dei lavoratori» invitando poi «tutti i sindaci calabresi a dimettersi in segno di solidarietà con i lavoratori Lsu e Lpu». E i sindacati tornano ad annunciare la mobilitazione, in quanto «nonostante gli impegni del governo, attraverso il ministro Barbara Lezzi e le rassicurazioni del presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte, a tutt’oggi, la maggioranza e il Governo, non hanno presentato l’emendamento in favore dei 4500 lavoratori Lsu Lpu della Calabria».
La nota unitaria è a firma dei segretari generali della Cgil, Angelo Sposato, della Cisl, Tonino Russo, e della Uil, Santo Biondo che lo definiscono «un fatto grave, che rischia di lasciare a casa 4500 famiglie. Al momento – evidenziano Sposato, Russo e Biondo – risulta presentato il solo emendamento delle minoranze. Non si può continuare ad assistere ad impegni attraverso i social, chat segrete e messaggini, nel costante disprezzo degli organi istituzionali e delle forze sociali, dicendo bugie ai lavoratori. Questo Governo alimenta tensioni e soffia sul disagio sociale di migliaia di famiglie».
«Da oggi – aggiungono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, con la manifestazione di Amendolara è ripresa la mobilitazione in tutta la Calabria, e proseguirà lunedì mattina alle 9,30 a Cosenza e Villa San Giovanni, e nei prossimi giorni, fino a soluzione della vertenza». Sposato, Russo e Biondo chiedono «a tutte le forze politiche, ai sindaci, alla società civile calabrese di sostenere le ragioni delle lavoratrici e dei lavoratori: la Calabria non può permettersi di perdere 4500 posti di lavoro e il reddito per altrettante famiglie. Sarebbe una catastrofe sociale. Ai parlamentari calabresi del Movimento 5 Stelle e Lega – concludono i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil – chiediamo un sussulto di responsabilità, etica e dignità, per evitare di essere complici di questa catastrofe che li regalerebbe a semplici comparse di una stagione politica da dimenticare».
