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Errore diagnostico a Paola: Asp condannata a pagare i danni

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COSENZA – Dodici anni d’attesa. E’ stato questo il tempo che la giustizia ha impiegato, per riconoscere ad un paziente un maxi risarcimento da parte dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Il calvario di Giuseppe, il nome è di fantasia, la trama della sua storia, no, inizia, infatti, nel 2002.

L’uomo mentre stava lavorando nel suo terreno, con una motozappa, ha perso il controllo del suo mezzo agricolo che ha finito per travolgerlo, trocandogli in più parti la gamba destra. Il tempestivo intervento del personale medico, infermieristico e paramedico, fece in modo che le tante ferite sanguinanti vennero medicate. L’agricoltore, dopo essere stato trasferito all’Ospedale di Paola, venne sottoposto ad un delicato intervento chirurgico. L’equipe sanitaria, riuscì a salvare la gamba. L’intervento chirurgico riuscì perfettamente. Ma alcune ore dopo essere stato dimesso, il paziente cominciò ad avvertire forti dolori alla gamba sinistra. Otto giorni dopo, ritorna di nuovo all’ospedale per capire il perchè di quegli atroci dolori. Viene sottoposto a tutti gli esami specialistici del caso e anche all’esame istologico. Da quelle analisi esce una diagnosi terribile: necrosi dei tessuti molli. Giuseppe inziia il tour sanitario dei classici viaggi della speranza nei più importanti ospedali d’Italia. Nel 2003, dopo essere stato ricoverato in una struttura sanitaria del reggino, per essere ricoverato d’urgenza e sottoposto ad una terapia iperbarica, Giuseppe viene trasferito al Rizzoli di Bologna, considerato uno degli ospedali più all’avanguardia. Qui, dopo ben quattro delicati interventi chirurgici, l’equipe interventistica non intravede altre soluzione che amputare la gamba sinistra. L’arto non può essere salvato in nessun modo: la cancrena ha intaccato tutto. Ai dolori, allo strazio patito, alle spese mediche e farmacologiche affrontate, alle spese di viaggio affontate, alle lungaggini di ricovero negli sopedali di mezza Italia, s’aggiunge anche un problema di deambulazione. Non solo, Guseppe deve fare i conti con un nuovo modello di vita con cui dovrà confrontarsi e convivere: bisogno d’assistenza quotidiana, difficoltà motorie e anche l’impossibilità di continuare a vivere per come è abituato a fare. Di tutto questo suo disagio, informa l’avvocato Giovanni Carlo Tenuta. Il legale cosentino, leggendo e rileggendo tutti gli atti medici, le memorie difensive del suo cliente, il drammatico racconto dell’uomo su quella vita sgretolatasi per colpa di un intervento chirurgico, decide di accettare l’incarico di Giuseppe e comincia a redigere un dettagliato ricorso contro l’azienda sanitaria di Paola. Qualcosa, però, nel meccanismo della burocrazia, s’inceppa. Le azienda sanitarie, infatti, vengono dismesse e assorbite dall’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza. Il ricorso, presentato al Tribunale di Paola, viene vinto dal ricorrente. Non solo, tra le memorie del ricorso, l’avvocato inserisce anche la relazione di un medico che, dopo aver letto le carte mediche, rilascia una relazione che inchioda i medici di Paola. Le accuse contro i sanitari del nosocomio del Tirreno sono pesanti: l’errore diagnostico e il comportamento inadeguato e colevole tenuti dai medici, nonchè la terapia farmacologica non adatta a curare quella patologia tumorale e la non valutazione di quel grave danno vascolare, evidente anche dalle cartelle cliniche. Per tutto questo, il Tribunale di Paola ha condannato l’Asp a pagare un mega risarcimento per tutti i danni subiti da Giuseppe.

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