La struggente risposta di una mamma al figlio di nove anni che le chiede come mai sia così dispiaciuta dopo aver visto il Ministro del Lavoro
COSENZA – La visita del ministro del Lavoro di ieri a Cosenza ha deluso i lavoratori che avevano chiesto di poter interloquire con lui. Il diniego di Luigi Di Maio e l’irruenza con cui le forze dell’ordine sono intervenute per bloccare le donne che avrebbero voluto mostrargli anche solo il loro striscione con su scritto ‘6.000 tirocinanti calabresi, che fine faremo?’ ha gettato nello sconforto chi ancora credeva nel ‘Governo del cambiamento’. Tra questi anche una donna che al rientro a casa si è confrontata con il proprio bambino turbato dall’evidente stato di angoscia che il mancato incontro le ha causato. “Appena mi ha vista Marco, che ha nove anni, – racconta la donna – mi ha chiesto ‘mamma cos’è un Ministro?’. Gli ho risposto prendendo spunto dal dizionario spiegando che è una che parola deriva dal latino ‘minister’ che significa servitore, aiutante. Gli ho detto che è una funzione pubblica di grande pregio, spesso scelto dai cittadini per essere rappresentati e tutelati”.
Ciò non è bastato a placare la sua curiosità. Con immensa sorpresa mi ha incalzato con una domanda inaspettata: ‘Mamma allora perché sei così dispiaciuta oggi ne hai incontrato uno?‘. ‘Purtroppo no, – gli ho risposto – quello che era stato pensato come opportunità, incontrare il ministro Di Maio, ha rappresentato una delusione’. Mortificata come donna, come mamma, come professionista, come cittadina, come rappresentante dei tirocinanti ex mobilità in deroga. La piazza era gremita, bagno di folla, si legge ora su tutti i giornali. Si è vero la piazza era gremita, ma di forze dell’ordine, centinaia. Poi c’era un gruppetto di circa 10 persone in rappresentanza della categoria dei call center, 10 Lsu – Lpu, qualche bandiera dei sindacati, una decina di curiosi e noi ovvero un nutrito gruppo di tirocinanti con uno striscione, la nostra una richiesta lecita: che fine faremo?
I nostri contratti stanno giungendo a scadenza, siamo madri e padri di famiglia impegnati in queste attività di “tirocinio” che come unica fonte di reddito prevede una indennità di 500 euro al mese. Sono mesi che di concerto con la Regione Calabria cerchiamo risposte dal Governo centrale. Ieri era una buona occasione in fondo era una venuta ai fini della campagna elettorale, ma forse ha dimenticato gli elettori. Siamo stanchi e amareggiati, abbiamo creduto a chi fino a pochi mesi fa gridava “il Governo del cambiamento”, probabilmente sono cambiate le poltrone ma le problematiche, le emergenze, i bisogni no. Si faccia chiarezza su questa vicenda che riguarda circa 6.000 famiglie calabresi allo stremo delle forze, assistiamo sui giornali ad un rimbalzo di competenze e responsabilità. Noi intanto muoriamo lentamente. Rimbomba ancora nelle orecchie la domanda di mio figlio: ‘Mamma cos’è un Ministro?’. Una persona, e speriamo che sia onesta e al servizio della gente”.
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