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Omicidio Ruffolo, Porcaro scarcerato

Omicidio Ruffolo arresti

Libero, Roberto Porcaro lascia il carcere per assenza di gravità degli indizi di colpevolezza

 

COSENZA – Il Tribunale del riesame ha scarcerato Roberto Porcaro accusato di essere il mandante nell’omicidio Ruffolo, ucciso il 22 settembre 2011 mentre percorreva via degli stadi in Cosenza a bordo della propria autovettura Alfa romeo Giulietta. La difesa rappresentata dagli avvocati Gianluca Acciardi e Sergio Rotundo, lo scorso 28 maggio hanno discusso il ricorso presentato per chiedere l’annullamento della misura cautelare della custodia in carcere. Ricordiamo che Porcaro era stato tratto in arresto il 17 maggio scorso insieme a Massimiliano D’Elia accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio.

Gli avvocati dell’indagato hanno prodotto indagini difensive, documentando ogni singola dichiarazione accusatoria mossa dai collaboratori di giustizia. Tra l’altro hanno dimostrato come Porcaro fino a marzo del 2019 non era neanche iscritto nel registro delle notizie di reato, evento avvenuto solo dopo le dichiarazioni dei due pentiti Giuseppe Montemurro e Zaffonte Giuseppe, evidenziando come queste fossero contraddittorie le une con le altre. Per Massimiliano D’Elia, difeso dall’avvocato Fiorella Bozzarello ancora c’è da attendere. L’udienza del riesame sarà fissata nella prossima settimana.

Le accuse mosse ai due indagati sono di omicidio, aggravato dal metodo e dall’aver agevolato un’associazione mafiosa, e porto illegale di armi. All’indagine portata avanti dal sostituto procuratore della Dda Camillo Falvo avrebbero contribuito anche le dichiarazioni dei due collaboratori di giustizia, ricostruendo le dinamiche del clan mafioso Lanzino-Patitucci che portarono all’omicidio di Giuseppe Ruffolo, attinto da diversi colpi d’arma da fuoco.

In particolare D’Elia anche quale esecutore materiale, lo avrebbe attinto con numerosi colpi d’arma da fuoco (almeno 6), con una pistola calibro 7,65. Quest’ultimo a bordo uno scooter “Apulia Scarabeo 500” avrebbe affiancato la vittima che viaggiava sulla sua autovettura near “Alfa Romeo Giulietta” su via degli Stadi, a Cosenza

Sempre secondo gli inquirenti dalle testimonianze rese dai collaboratori di giustizia, D’Elia avrebbe agito a causa dei contrasti insorti all’interno del clan mafioso confederato Lanzino-Patitucci per il quale era impegnato in attività estorsive e spaccio. Ruffolo agiva senza il consenso del clan sull’attività usuraria che esercitava in città e, ancor di più senza far confluire parte dei proventi illeciti nella bacinella dell’organizzazione criminale; D’Elia all’interno del clan si relazionava direttamente con Roberto Porcaro considerato uno dei vertici. Ma ci sarebbe anche un’altra motivazione alla base dell’omicidio di Ruffolo. D’Elia avrebbe avuto contrasti con Ruffolo per via di una condanna di un amico di quest’ultimo che lo stesso D’Elia avrebbe indicato quale esecutore materiale di un attentato alla sua persona la sera del 28 ottobre 2006 presso la discoteca B-Side

In buona sostanza D’Elia il 22 settembre del 2011, avrebbe sparato e ucciso Ruffolo per fatti futili, con la premeditazione e compiendo il fatto con metodo Mafioso al fine di agevolare l’associazione mafiosa Lanzino – Patitucci.

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