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Venezia affonda, “un evento imprevedibile”. E il Mose arrugginisce sott’acqua

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Venezia in ginocchio per l’alta marea che ha provocato anche due vittime e il record di ieri sera con il picco di acqua a 1,87 metri, la seconda misura nella storia. E il Mose, l’opera costata già 5 miliardi e mezzo, che doveva essere ultimato nel 2016, arrugginisce in fondo alla laguna tra “vibrazioni” e la solita burocrazia italiana

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Venezia è in ginocchio. La Basilica di San Marco ha subito gravi danni come l’intera città e le isole e ci sono due morti. Siamo qui con il Patriarca Moraglia per portare il nostro sostegno ma c’è bisogno dell’aiuto di tutti per superare queste giornate che ci stanno mettendo a dura prova”. Così twittava ieri sera il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro durante un sopralluogo ai danni subiti dalla città sommersa a seguito dell’eccezionale ondata di marea di ieri notte. 

Un colpo al cuore per tutti gli italiani che hanno visto le immagini della marea eccezionale, spinta da venti di scirocco a oltre 100 Km/h fare irruzione nella laguna sommergendo fino al collo Venezia sotto l’acqua alta che non raggiungeva questi livelli dal 1966: un picco di 1,87 metri. ll Centro Maree di Venezia ha comunicato che il picco di marea delle 10.30 è risultato inferiore ai 150 centimetri previsti. Il livello della marea registrato a Punta della Salute è stato di 138 centimetri. La Basilica di San Marco è stata inondata: un metro d’acqua, la cripta sotto il presbiterio completamente allagata. E la marea ha fatto anche due vittime, un aziono trovato morto in casa e un uomo di 68 anni che è morto folgorato da una scarica elettrica per un corto circuito causato dall’acqua che aveva invaso la sua casa di Pellestrina, la striscia di terra che delimita la laguna, nei pressi di Chioggia: stava manovrando una elettropompa per risucchiare l’acqua che aveva invaso la sua abitazione.  Sono state attivate le sale operative della Regione e della Prefettura per coordinare la “mobilitazione generale” proclamata dal sindaco nella lunga notte inghiottita dalla marea. Diverse persone sono state soccorse in laguna dalla Guardia costiera. ​Le numerose telefonate alla centrale operativa della Capitaneria sono iniziate mentre il livello dell’acqua raggiungeva il livello critico di 187 centimetri.

Tre vaporetti sono affondati, decine di imbarcazioni hanno rotto gli ormeggi e sono andate alla deriva in laguna. I natanti senza controllo costituiscono un pericolo, ma al momento non è possibile recuperarli. Si tratta di motoscafi-taxi, ma anche di vaporetti pubblici e di barche private. Anche molte gondole sono state sballottate dall’alta marea e trascinate nei canali. La Guardia costiera ha emanato un “avviso di pericolosità” per la presenza di ostacoli semisommersi pericolosi per la sicurezza della navigazione. Particolarmente complesse le operazioni di coordinamento dei numerosi interventi. La Capitaneria ha richiesto la cooperazione di ormeggiatori e rimorchiatori portuali per la messa in sicurezza di unità e pontoni che avevano rotto gli ormeggi. Il personale della Guardia Costiera ha proseguito per tutta la notte i servizi di assistenza e pattugliamento per garantire la sicurezza e l’incolumità delle persone.

In varie zone della città si sono verificati black-out, specialmente al Lido e in Campo Santa Margherita.​ L’acqua ha invaso tutto, case e alberghi, senza risparmiare l’hotel dei vip, il Gritti. Il forte vento di scirocco ha abbattuto diversi alberi tra Favaro Mestre e Marghera. Poi l’acqua ha cominciato a defluire, con rapidità. Alle tre di notte il livello a Punta delle Dogane, sul Canal Grande, era calato a 70 centimetri. Solo tre ore prima, nello stesso punto, l’Ispra aveva rilevato un livello di 1,66 metri. E tra le onde della marea che si ritira, riaffiora la vecchia polemica sul Mose, il sistema di dighe mobili che dovrebbe proteggere Venezia dal mare: il sindaco Brugnaro sollecita il governo ad accelerare.

Mose, l’opera faraonica che giace in fondo alla laguna

E mentre si contano i danni a Venezia il pensiero non può che andare subito al Mose, la colossale opera di barriere mobili per bloccare la marea che attende ancora di essere ultimato con il rischio che la ruggine lo corroda prima che si riesca a farlo entrare in funzione. Iniziata nel 2003, la gigantesca opera doeva entrare in funzione nel 2016, ma tra burocrazia, stop giudiziari  e nuovi problemi tecnici, l’inaugurazione è slittata al 2021. Nel 2018 erano già stati spesi 5,5 miliardi di euro, ma l’insieme delle opere deliberate potrebbe raggiungerebbe gli 8 miliardi. Consorzio Venezia Nuova ha reso noto, infatti, il 31 ottobre che è stato rinviato a un’altra data il sollevamento completo della barriera posata alla bocca di porto di Malamocco. Motivo, il riscontro, avvenuto durante i sollevamenti parziali delle dighe mobili, il 21 e 24 ottobre scorso, di alcune vibrazioni anomale in alcuni tratti di tubazioni delle linee di scarico. Un comportamento che ha indotto i tecnici del Consorzio allo stop, in attesa di verifiche dettagliate e di interventi di soluzione del problema.  Quella di Malamocco è la bocca di porto più profonda della laguna, 14 metri, che permette l’ingresso e il transito delle navi commerciali verso le banchine di Porto Marghera lungo il Canale dei Petroli. Su di essa sono state posate 19 paratoie, ciascuna lunga 29,5 metri e larga 20, per uno spessore di 4,5 metri, incernierate a sette cassoni di alloggiamento in calcestruzzo installati nel fondale.

Il sindaco lancia l’allarme e chiede di sapere a che punto siano i lavori: chiediamo al governo di partecipare e di capire a che livello è l’organizzazione del Mose, perché qui si rischia veramente di non farcela più. Domani chiederemo lo stato di calamità. Chiediamo che ci diano una mano perché i costi sono tanti. Siamo qua che aspettiamo, purtroppo abbiamo raggiunto un nuovo record negativo”.

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