Le cosche della ‘Ndrangheta hanno messo le loro mani anche sull’Umbria, infiltrando in modo significativo il sistema economico della regione. Due diverse operazioni portate a termine dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro e dalla Procura distrettuale di Reggio Calabria.
CATANZARO – Beni per oltre 10 milioni di euro sono stati sequestrati dalla polizia di Stato (Sco e squadre mobili di Perugia, Catanzaro e Reggio Calabria) ad appartenenti alle cosche Trapasso e Mannolo di San Leonardo di Cutro e Commisso di Siderno, che, come emerso dagli esiti di due operazioni (Infectio e Core Business), avevano realizzato importanti proiezioni in Umbria. Ventitré sono le misure cautelari (20 in carcere e 3 ai domiciliari) eseguite nei confronti altrettanti soggetti, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, minacce, violenza privata, associazione a delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno del sistema bancario.
Operazione “Infectio”
La prima indagine, denominata “Infectio”, condotta dalle Squadre mobili di Perugia e Catanzaro, ha portato all’arresto di 23 persone (20 in carcere e 3 ai domiciliari). Gli indagati sono accusati di associazione mafiosa, associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione e occultamento di armi clandestine, minacce, violenza privata, associazione per delinquere finalizzata alla consumazione di una serie di reati di natura contabile o economico-finanziaria strumentali alla realizzazione sistematica di frodi in danno del sistema bancario.
L’operazione, approfondendo alcuni esiti dell’operazione “Malapianta” dello scorso maggio, ha svelato l’operatività delle cosche di ‘ndrangheta Mannolo, Zoffreo e Trapasso di San Leonardo di Cutro in Umbria dove era stato impiantato un lucroso traffico di stupefacenti, anche con la complicità di trafficanti albanesi e minato, attraverso attività estorsive, la libera concorrenza nella esecuzione di lavori edili arrivando al punto di esercitare influenze a favore di soggetti candidati alle elezioni amministrative locali favorendo di fatto quelle “vicine” alle cosche, non tralasciando la ricerca di appoggi politici attivandosi a favore di alcuni candidati, alle elezioni amministrative locali. Le attività dei criminali avevano inquinato il tessuto economico della zona attraverso la costituzione di società intestate a prestanome o a soggetti inesistenti, che offrivano prodotti illeciti come fatture relative ad operazioni inventate, per favorire imprenditori compiacenti; in questo modo venivano realizzate truffe ai danni delle banche e operazioni per riciclare il denaro proveniente da attività illecite.
“Core Business”,
La seconda operazione conclusa oggi è stata denominata “Core business” ed è stata condotta dalle Squadre mobili di Reggio Calabria e Perugia, che hanno arrestato quattro persone accusate di associazione mafiosa e appartenenti alla cosca di ’Ndrangheta Commisso di Siderno ritenute responsabili di associazione mafiosa. Tra loro c’è Cosimo Commisso, alias “u quagghia”, scarcerato nel gennaio del 2019. Le indagini rappresentano la naturale prosecuzione dell’operazione “Acero-Siderno Connection” del 2015, quando Cosimo Commisso si stabilì a Perugia, in località “Casa del Diavolo”. L’indagine è iniziata nel 2015, subito dopo l’arrivo a Perugia del leader della cosca che doveva finire di scontare una pena detentiva agli arresti domiciliari. Questo ha consentito all’uomo di allacciare contatti con gli altri referenti di zona della ’Ndrangheta, facendo così da tramite con le cosche operanti a Crotone. Grazie a questa operazione sono emersi i legami economici della cosca Commisso con professionisti e manager umbri dell’organizzazione.
Il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri
“Siamo riusciti a coordinare bene e rinvigorire l’asse tra le Procure di Catanzaro e Reggio Calabria che è molto importante. L’indagine ha coinvolto tre squadre Mobili, Catanzaro, Reggio Calabria e Perugia, confermando la ricchezza della ‘ndrangheta che investe da Roma in su”. Lo ha detto il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, commentando le operazioni “Infection” e “Core Business”, contro gli affari della ‘ndrangheta in Umbria. Nel corso della conferenza stampa che si è svolta a Catanzaro, anche il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha sottolineato “l’importanza delle indagini” e il “ruolo della famiglia Commisso, storicamente una delle principali della ‘ndrangheta”. Nel polifunzionale della Polizia di Stato, alla presenza del questore Amalia Di Ruocco, il procuratore vicario della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla, ha ribadito che “anche i professionisti umbri si rivolgevano ai rappresentanti delle cosche calabresi per risolvere i propri problemi”, confermando una presenza capillare sul territorio della malavita, mentre il procuratore aggiunto di Reggio Calabria, Giuseppe Lombardo, ha aggiunto che “la ‘ndrangheta utilizza modelli espansionistici sia in Italia che all’estero”. Tesi confermate dal capo della squadra Mobile di Perugia, Carmelo Alba, il quale ha aggiunto che “alcuni degli indagati si interessavano alle vicende politiche e amministrative di Perugia durante le precedenti elezioni a quelle tenute nel 2019”.
I nomi delle pe
Sono 27 le persone raggiunte da un provvedimento cautelare nell’ambito delle operazioni “Infection” e “Core Business”, condotte dalla Polizia di Stato contro gli affari della ‘ndrangheta in Umbria. Complessivamente 51 i nomi finiti sul registro degli indagati. La custodia cautelare in carcere è stata disposta dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro, Paola Ciriaco, nei confronti di:
Giuseppe Benincasa, 66 anni, nato a Cerenzia (KR) e residente a Perugia
Calli Illirjan 42, albanese domiciliato a Umbertide (PG)
Arapi Scherif, 29, albanese residente a Bastia Umbra (PG)
Mario Cicerone, 62, residente a Rieti
Fabrizio Conti, 45, residente a Perugia
Mario De Bonis, 60, residente a Roma
Antonio De Franco, 53, nato a Cirò Marina (Kr) e residente ad Assisi (PG)
Mario Falcone, 65, di San Leonardo di Cutro (KR)
Luigi Giappichini, 47, residente a Perugia
Giuseppe Mannolo, 26, residente a Cutro (KR)
Pasquale Nicola Profiti, 55, nato a Vibo Valentia e domiciliato a Monza
Antonio Ribecco, 58, nato a Cutro (KR) e residente a Perugia
Francesco Ribecco, 53, nato a Cutro (KR) e residente a Suzzana (MN)
Natale Ribecco, 30, nato a Catanzaro e residente a Perugia
Francesco Procopio, 51, residente a Fieri di Belcastro (CZ)
Giovanni Rizzuti, 45, di Petronà (CZ)
Emiliano Regni, 31, di Perugia
Pietro Scerbo, 62, di San Leonardo di Cutro (KR)
Francesco Valentini, 44, residente a Cannara (PG)
Leonardo Zoffreo, 49, di Cutro (KR)
Agli arresti domiciliari: Antonio Costantino, 37, di Isola Capo Rizzuto; Giuseppe Costantino, 42, di Isola Capo Rizzuto, ed Emanuele Regni, 40, di Perugia. Il Gip della Procura di Reggio Calabria ha, invece, disposto il carcere nei confronti di Cosimo Commisso, ; Francesco Commisso; Antonio Rodà; Giuseppe Minnici. Le indagini sono state seguite dalle Procure distrettuali di Catanzaro e Reggio Calabria con i sostituti Antonio De Barnardo, Paolo Sirleo e Domenico Guarascio per Catanzaro, e Simona Ferraiuolo e Giovanni Calamita per Reggio Calabria.
