Il processo è relativo ai fatti accaduti tra il 2008 e il 2010. Il Tribunale di Cosenza ha accolto le argomentazioni sostenute dal collegio difensivo. Il processo si chiude dopo quasi 10 anni
COSENZA – Il Tribunale di Cosenza in composizione collegiale (Presidente Granata, a latere Antico e Formoso), ha assolto, con la formula perché il fatto non sussiste, Carotenuto Giuseppe, nella qualità di Presidente del confidi Opus Homini, difeso dall’avv. Cristian Cristiano, Vecchione Gianfranco, nella qualità di Direttore generale del Confidi Opus Homini, difeso dall’avv. Innocenzo Palazzo, Falanga Giovanni, nella qualità di Presidente del Confidi Finlabor difeso dagli avvocati Pasquale Naccarato e Carlo Salvo, dal reato contestato di associazione per delinquere, finalizzata alla commissione di più reati di truffa aggravata.
Le contestazioni mosse, inerenti fatti accaduti tra il 2008 ed il 2010, e che avevano portato inizialmente alla carcerazione preventiva di tutti gli imputati, avevano ipotizzato la formazione di un sodalizio criminoso, che, tramite richieste finalizzate ad ottenere l’ erogazione dei fondi antiusura da parte del Ministero per l’Economia e la Finanza, operando fraudolente valutazioni delle condizioni di merito creditizio delle aziende interessate a richiedere i fondi e falsificando le lettere bancarie di rigetto delle predette richieste di finanziamento, aveva introitato ingenti commissioni (pari quasi a 500.000,00 euro), inducendo in errore il Ministero per l’Economia e la Finanza, poi costituitosi parte civile.
Il Tribunale di Cosenza, in accoglimento anche della conforme richiesta dell’Ufficio di Procura, rappresentato dal Dott. Antonio Bruno Tridico, ha avallato le argomentazioni sostenute dal collegio difensivo che aveva insistito per una sentenza assolutoria, dopo dieci anni di processo, in ragione dell’andamento dell’istruttoria dibattimentale e della deposizione dei quasi cento testi, in grado di far comprendere quanto errate fossero le premesse da cui si era dipanata l’indagine.
Rigettate le richieste risarcitorie
Si è così chiarito, infatti, come in nessun momento i finanziamenti erogati fossero mai transitati nella disponibilità degli imputati, che, per altro, avevano sempre agito alla luce del sole, documentando il versamento delle varie commissioni ed informando, preventivamente, i titolari delle varie ditte delle spese di istruttoria e delle commissioni da erogare. Sono state conseguentemente rigettate tutte le richieste risarcitorie avanzate dalle parti civili costituite in ragione della provata liceità delle condotte di tutti gli imputati. Analoga sentenza assolutoria è stata pronunciata anche per le ipotesi di truffa e induzione indebita contestate, a vario titolo, al Carotenuto ed al Vecchione, in relazione, rispettivamente, al versamento di somme di denaro per le quali si era ipotizzata inizialmente una richiesta concussiva.
A conclusione, atteso il tempo trascorso che ha impedito al Tribunale di vagliare compiutamente nel merito le altre condotte, sono state dichiarate prescritte le quattro residuali ipotesi di reato ancora rimaste in piedi.
I difensori: troppi anni e lungaggini
“La pronuncia intervenuta scrive la parola fine ad una vicenda paradossale in cui il travisamento dei meccanismi del funzionamento dei Confidi e dei fondi antiusura, ha costretto in carcere degli innocenti, ulteriormente vessati dalle lungaggini di un processo protrattosi per tanti, troppi anni.
Le sentenze parziali di prescrizione impediscono di provare piena soddisfazione per l’esito di un processo, scontato si dall’inizio, che ha dimostrato l’assoluta fragilità del castello accusatorio in relazione alle contestazioni più gravi – per come affermato anche da un Ufficio di Procura che ha dimostrato, ancora una volta, profonda onestà intellettuale – per le quali, di contro, ampia è stata la formula assolutoria.
Ancora una volta lo strumento della carcerazione preventiva, in luogo dell’alternativa possibilità di approfondire gli accadimenti senza la pressione esercitata dalle manette, si è rilevato inadeguato e da rivedere soprattutto in vicende, quale quella odierna, che ha riguardato onesti professionisti. Si tratta solo di un ristoro parziale delle indicibili sofferenze patite a fronte di accuse apparse sulle prime pagine della stampa con tanto di foto in bella mostra e conseguente gogna mediatica.”
