Antonio Colasuonno, coinvolto nell’operazione Testa del Serpente compiuta a Cosenza il 13 dicembre scorso, lascia il regime dei domiciliari
COSENZA – Era finito in carcere e poi assegnato agli arresti domiciliari il 41enne Antonio Colasuonno nell’operazione della Direzione distrettuale Antimafia di Catanzaro ribattezzata “Testa del Serpente” e che il 13 dicembre scorso ha smantellato i due clan della ‘ndrangheta della città di Cosenza. Per il 41enne, difeso dall’avvocato Chiara Penna, il tribunale del Riesame di Catanzaro, seconda sezione penale, ha accolto la richiesta avanzata dal legale e annullato il provvedimento.
Colasuonno era accusato di detenzione di armi, anche clandestine, rinvenute in un foro del palazzo ritenuto fortino degli Abruzzese e della detenzione di droga; reati aggravati dal metodo mafioso. Per l’accusa Colasuonno avrebbe svolto il ruolo di vedetta per conto del clan e sarebbe stato indicato quale “tuttofare” degli Abruzzese da una collaboratrice di giustizia Anna Palmieri, moglie di Celestino Abruzzese alias “Micetto“. La difesa però è riuscita a smontare la tesi avanzata dall’accusa e l’indagato è stato rimesso in libertà.
Il blitz ribattezzato “Testa del Serpente” portò all’esecuzione di 18 provvedimenti cautelari colpendo i due principali clan di ‘ndrangheta operanti a Cosenza gli “zingari” e gli “italiani”. Nelle scorse ore il Riesame aveva anche scarcerato e posto ai domiciliari un altro indagato, Antimo Attento, accusato dei reati di estorsione e lesioni personali, aggravati dal metodo mafioso. Stamattina infine, il Riesame ha deciso per la detenzione domiciliare anche per Andrea D’Elia, difeso dall’avv. Cristian Bilotta.
