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Appalti pilotati per favorire le cosche, arresti e sequestri anche in provincia di Cosenza

Guarida fi Finanza 13

Sono decine gli arresti in tutta Italia nell’ambito dell’operazione Waterfront. Coinvolti anche 11 funzionari pubblici

 

ROMA – Un vero e proprio cartello criminale composto da imprenditori e 11 funzionari pubblici per pilotare gli appalti e agevolare le cosche della ‘ndrangheta, in particolare il clan dei Piromalli.  La Guardia di Finanza sta eseguendo decine di arresti in diverse regioni italiane nell’ambito di un’indagine, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, ha preso di mira i profili ‘imprenditoriali’ dei Piromalli, la cosca che opera nella Piana di Gioia Tauro. I finanzieri stanno eseguendo anche sequestri di beni e imprese per oltre 103 milioni.

I provvedimenti cautelari e i sequestri, nei quali sono impegnati circa 500 finanzieri dei comandi provinciali e dello Scico, sono scattati in Calabria, nelle province di Reggio Calabria, Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, ma anche in Sicilia (tra Messina, Palermo, Trapani e Agrigento), in Campania (a Benevento e Avellino) ed ancora a Milano e Brescia in Lombardia, e ad Alessandria, Gorizia, Pisa, Bologna e Roma.

L’operazione, coordinata dal procuratore di Reggio Calabria Giovanni Bombardieri e denominata ‘Waterfront‘, è l’epilogo delle indagini sull’ ala imprenditoriale dei Piromalli. Dagli accertamenti, infatti, è emersa l’esistenza di un cartello composto da imprenditori e pubblici ufficiali ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla turbativa d’asta aggravata dall’agevolazione mafiosa, frode nelle pubbliche forniture, corruzione ed altri reati.

Tra le persone coinvolte nell’operazione anche un funzionario dell’Anas in servizio a Reggio Calabria, e tecnici dei comuni di Rosarno e Gioia Tauro. L’operazione “Waterfront” è il frutto di tre filoni di indagine scaturiti dall’operazione “Cumbertazione” che nel gennaio 2017 portò al fermo di 35 persone ed alla scoperta di un “cartello” di imprenditori sostenuti dalle cosche della ‘ndrangheta.

Indagando su sette appalti già oggetto di quella inchiesta, i finanzieri del Comando provinciale di Reggio Calabria e dello Scico, hanno portato alla luce altre ipotesi di reato di frode in pubbliche forniture portate a termine grazie anche a funzionari pubblici infedeli. Il secondo filone ha preso le mosse da quanto scoperto nel computer di uno degli arrestati in Cumbertazione che ha portato alla scoperta di un altro cartello di imprese al servizio delle cosche. Infine, dalle indagini è emerso il coinvolgimento del responsabile dell’area reggina dell’Anas che avrebbe favorito un imprenditore in cambio del pagamento di somme di denaro in favore della moglie per prestazioni lavorative che secondo quanto emerso dalle indagini della Guardia di finanza, in realtà, non sarebbero mai state svolte.

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